Corriere 21.4.16
Non funziona la ricetta russa, in Siria infuria una guerra civile
di Lorenzo Cremonesi
Fine
del cessate il fuoco e paralisi, se non fallimento totale, dei
negoziati a Ginevra tra fronte delle milizie ribelli e regime di Bashar
Assad: la Siria ripiomba nell’incubo della guerra senza prospettive di
uscita. Gli sviluppi drammatici degli ultimi giorni sul terreno e al
tavolo della diplomazia paiono soprattutto indebolire le fondamenta
della strategia di Vladimir Putin in Medio Oriente. Poco più di due mesi
fa pareva il grande vincitore, il condottiero senza paura che, prima
intervenendo militarmente al fianco di Assad e poi spingendo per il
negoziato da una posizione di forza, poteva porre fine a cinque anni di
scontro fratricida e addirittura sferrare l’attacco finale contro Isis.
La scelta di annunciare unilateralmente il cessate il fuoco a partire
dal 27 febbraio, seguita dalla cacciata di Isis da Palmira e due
settimane fa la ripresa dei negoziati sotto l’egida dell’Onu, sembrava
davvero vincente.
Ma la situazione si è fatta sempre più
complicata. Assad e il suo regime sono più aggressivi che mai. Non
esitano a riprendere la strategia degli attacchi indiscriminati contro
la popolazione nelle zone controllate dai ribelli. Da qui il
risentimento delle controparti esploso a Ginevra. Intanto Stati Uniti,
Arabia Saudita e Paesi del Golfo hanno ripreso a sostenere
massicciamente quelle stesse milizie sunnite «moderate» (ovvero che,
almeno a parole, non hanno alcun rapporto con Isis e i qaedisti di Al
Nusra) che oggi abbandonano la città svizzera.
Risultato: il
cessate il fuoco è progressivamente decaduto. La classica ultima goccia
che fa traboccare il vaso sono stati i bombardamenti dell’aviazione di
Damasco martedì sui villaggi a sud di Aleppo e presso Idlib, dove si
conterebbero oltre 60 morti, per lo più civili che andavano al mercato.
Lasciando Ginevra i rappresentanti dell’opposizione siriana hanno
accusato il regime di «seppellire» la tregua. Dura la replica di Bashar
Ja’afari, ambasciatore del governo siriano all’Onu e capo negoziatore,
che li definisce «politicamente immaturi» e «ostacolo maggiore alla
pace», sino a gioire per la loro partenza. Ben poco lascia dunque
presagire vi sia spazio a breve periodo per un rilancio del negoziato.
Con un’osservazione ulteriore: se la guerra a Isis resta l’obbiettivo
centrale del mondo occidentale, gli attori mediorientali mostrano avere
altre priorità.