martedì 5 gennaio 2016

Repubblica 4.1.16
Sesso
Con lei, lui o tutti e due così gli under 30 non hanno più tabù
Un sondaggio sul nuovo eros a geometrie variabili: quasi la metà dei giovani non si ritiene più soltanto “etero” ma neanche gay o bisex
Un’identità in evoluzione che è anche frutto della caduta di molti pregiudizi sull’omosessualità
di Enrico Franceschini


LONDRA LUI ama lei. Lei ama lei. Lui ama lui o lei: contemporaneamente, alternativamente, indifferentemente. Va’ dove ti porta il cuore — o un altro organo. La nuova regola dell’attrazione per i più giovani è che non ci sono più regole. In gergo si chiama “sexual fluidity”, fluidità sessuale: ovvero libertà di pendere da una parte, dall’altra, di tornare alla precedente o di mescolarle insieme con leggerezza, e così via a seconda delle circostanze, della disponibilità, della predilezione del momento. Un fenomeno fotografato da un recente sondaggio di YouGov: quasi metà degli inglesi fra i 18 e i 30 anni, un terzo degli americani e percentuali analoghe negli altri Paesi occidentali non si definiscono né completamente eterosessuali, né completamente gay. Ma neppure bisessuali, poiché anche quella è una scelta, un’identità. Il nuovo orientamento per gli under 30 è piuttosto il contrario: non avere un’identità, andare con la corrente, navigare a vista. Come viene, viene.
Non a caso sta avendo grande successo un’applicazione chiamata 3ender (il nome riecheggia volutamente Tinder, l’app popolarissima fra ventenni-trentenni che consente di individuare chi è interessato a una relazione, di solo sesso o d’amore si vedrà, nelle immediate vicinanze: il bancone di un bar, una discoteca, un quartiere) con cui trovare coetanei di qualunque sesso desiderosi di un rapporto a tre: due lui e una lei, due lei e un lui o variazioni sul tema. Lanciata quest’estate in Inghilterra, è passata in tre mesi da 70mila a 700mila iscritti. I sessuologi parlano di “pan-erotismo”. Con il suo linguaggio più crudo ed esplicito, la cantante Miley Cyrus, simbolo della generazione dei “Millennials” e specializzata nell’arte di scandalizzare, riassume così il concetto: «Mi va di fare a letto qualunque cosa con chiunque di qualunque sesso e di qualunque orientamento, basta che siano atti consenzienti, esclusi animali e minorenni».
Sulla cosiddetta “scala Kinsey”, dal nome dello studioso americano autore negli anni ‘60 del primo grande rapporto sulla sessualità, zero rappresenta chi è esclusivamente eterosessuale, 3 chi è egualmente eterosessuale e omosessuale, 6 chi è esclusivamente omosessuale. Ebbene, nel sondaggio di YouGov, pubblicato dal Guardian, il 49% degli inglesi fra i 16 e i 24 anni non ha scelto né zero né 6, posizionandosi a metà circa della scala Kinsey. E non si tratta solo delle nuove generazioni: persone di tutte le età oggi accettano l’idea che «l’orientamento sessuale esiste lungo una linea flessibile piuttosto che fissato su una scelta netta», concorda il 60% degli eterosessuali e il 73% degli omosessuali. Ciò non significa, naturalmente, che la maggior parte della popolazione, in Europa o negli Stati Uniti (dove simili indagini danno più o meno gli stessi risultati), sia attivamente bisessuale o meglio ancora cambi orientamento a seconda di come tira il vento. In effetti, l’89% dei britannici continua a definirsi etero. Ma lo studio di YouGov rivela una crescente apertura mentale sull’argomento: il 35% di quanti si identificano con 1 sulla scala Kinsey, dunque appena un gradino al di sopra di un’identità «esclusivamente eterosessuale», afferma di poter immaginare di avere un rapporto omosessuale, se la persona giusta si facesse avanti al momento giusto. Del resto, nel 2008 solo il 48% degli americani considerava le relazioni gay «moralmente accettabili»; ora la percentuale è salita al 63% tra la popolazione in generale e al 79 nella fascia di età fra i 18 e i 34 anni.
In parte questa nuova fluidità è certamente il risultato di una maggiore accettazione dell’omosessualità, rafforzata dalla legge che consente il matrimonio gay in Gran Bretagna, Irlanda e molti Paesi d’Occidente. Se gli omosessuali possono sposarsi e avere figli come gli eterosessuali, non appaiono più “diversi”. Una propensione che in passato veniva trattata come conseguenza della genetica, dell’ambiente, se non addirittura di traumi infantili, e considerata da alcuni perfino una malattia, è rientrata nella norma a termini di legge: e dunque l’amore gay può diventare interscambiabile con quello che si era sempre vantato di rappresentare la presunta normalità, l’amore etero. Lui va con lui o con lei con la stessa disinvoltura con cui andrebbe con una bionda o una bruna; e viceversa. Un modo di essere, di vivere e di amare che sta prendendo piede tra i giovanissimi; ma presto saranno gli adulti di domani, ed è presumibile che porteranno con sé il medesimo orientamento. Non è strettamente necessario consumare un rapporto per sentire il richiamo di questa fluidità: sul web spopola il blog “19 cose leggermente lesbiche che puoi fare con la tua migliore amica” (in inglese l’acronimo “Bff”, Best friends forever), e su 19 non ce n’è una strettamente sessuale. È un modo di stare insieme felicemente tra femmine a base di confidenze, carezzine, selfie e risatine alle spalle dei maschi. Basta un’occhiata alle pagine Facebook delle adolescenti per capire che non c’è bisogno di dichiararsi gay o bisex per avere relazioni di questo genere.
In fondo è un ritorno alle radici, considerato che nell’era classica la distinzione non era così netta come è stata in seguito, sotto il peso della morale religiosa e dei suoi condizionamenti. «L’attrazione è attrazione e non le serve un’etichetta», taglia corto Charles Blow, columnist del New York Times. Dunque siamo o diventeremo sempre più “fluidi”, termine coniato nel 2009 dalla psicologa americana Lisa Diamond, l’autrice di “Sexual fluidity: understanding women’s love and desire”, il libro che ha aperto il dibattito sostenendo che le etichette tradizionali per il desiderio sono inadeguate e che la società contemporanea dovrebbe spingersi oltre. Non etero, non omo, non bisex, bensì “pansessuali”, come si dichiara con l’abituale spregiudicatezza Miley Cyrus. Liberi di sperimentare, di cambiare, di avere un’identità in perenne movimento. Di andare dovunque ci porta il cuore. O un altro organo.