lunedì 4 gennaio 2016

Il Sole 4.1.16
La biblioteca
Il padre della psicanalisi e i suoi figli
di Giorgio Dall’Arti


Freud. Freud, oltre a moglie e sei figli nati tra il 1887 e il 1895, manteneva la sorella della moglie che a partire dal 1896 visse in casa sua, una cuoca, una domestica, una bambinaia, un’istitutrice. Inoltre: la madre e la sorella nubile, Adolfine, che se ne prendeva cura, e da un certo punto in poi le sorelle Pauline e Rosa, rimaste vedove.
Martha. Il 13 settembre 1886 Freud sposò Martha Bernays, con cui era stato fidanzato per più di quattro anni. Il 16 ottobre 1887 nacque la primogenita Mathilde. Poi seguirono Martin, Oliver, Ernst, Sophie e Anna. I nomi li scelse lui: il principio era che le femmine dovevano essere chiamate con un nome in uso presso famiglie amiche della borghesia ebraica viennese, mentre i maschi con i nomi di grandi della scienza o della politica.
Poeta. Jean Martin Freud, primo dei figli maschi di Freud, da bambino si distingueva perché componeva poesie. A sette anni firmava i suoi scritti e le sue lettere «il poeta Martin». Il fratello minore Oliver, cinque anni, ne correggeva gli errori di ortografia.
Spadaccino. Martin, incline a difendere le proprie idee con la violenza, all’università aderì un’associazione ebraica in cui si praticava il duello, la «Kadimah», e divenne un provetto schermidore. Il padre vedeva la cosa di buon occhio.
Malattie. Freud, convinto che i suoi figli avessero bisogno di un’educazione sessuale, poi preferì evitare di occuparsene personalmente. Diede loro un manuale di divulgazione intitolato «Die Gesundheit». Tra le cose che fece, mise in guardia il figlio Oliver dall’onanismo e mandò i due figli maschi maggiori da un suo amico dermatologo perché spiegasse loro come evitare le infezioni e le malattie veneree.
Schiaffo. «Il tuo errore è che non sei aggressivo o non lo sei abbastanza. Se fossi stato brutale quando lei ti ha fatto soffrire, se avessi alzato la voce o, ancora meglio, se le avessi dato uno schiaffo, allora forse voi due avreste potuto sviluppare una relazione felice» (consigli di Freud al figlio Martin).
Funerale. Istruzioni di Freud per il proprio funerale: «Sui costi del mio funerale si dovrà risparmiare il più possibile: la classe più economica, nessun discorso funebre, partecipazione a posteriori. Prometto che non mi offenderò per l’eliminazione di qualsiasi «devozione». Se sarà facile e poco costoso: cremazione. Se al momento della mia morte dovessi essere “famoso” – non si può mai sapere -, ciò non dovrà cambiare nulla». Freud mandò poi al figlio Martin una bozza di necrologio: «Il x x 192x è morto qui nel suo 7x° anno di età il Sig. Prof. Dr Sigm. Freud. La salma è stata cremata il x x»
Scriveteci. «Cari figli, voglio pensare che il duro lavoro vi giustifichi, se ci scrivete così di rado. Ma considerate che noi non possiamo fare a meno di preoccuparci, se per settimane non sappiamo niente di voi. Ce lo potete risparmiare: se avete in casa della carta da lettere, un minuto libero l’avrete, per scrivere da una parte l’indirizzo, e dall’altra due righe: “Tutto bene per noi tre, ma nessuno di noi ha tempo o voglia di scrivere”» (lettera di Freud al figlio Oliver e a sua moglie Henny, 9 febbraio 1925)
Gonorrea. Ernst Freud in guerra sul fronte italiano fino al 6 agosto 1917, quando con una diagnosi di ulcera fu mandato in ospedale ad Agram, poi a Graz e infine a Vienna. Durante il viaggio «il birbante» (così scrisse il padre) ebbe anche tempo di prendersi la gonorrea.
Nuora. Simpatia reciproca tra Freud e Lucie Brasch, moglie di Ernst. Lei, appena lo incontrò, confessò al marito: «Sono felice di non averlo conosciuto prima di te. Mi sarei sempre tormentata a chiedermi se è a causa sua che ti amo».
Notizie tratte da: Sigmund Freud, «Intanto rimaniamo uniti. Lettere ai figli», Archinto, pp. 284, € 25.