mercoledì 6 gennaio 2016

Corriere 6.1.16
Il rispetto per le donne può essere insegnato
di Antonella Baccaro


Cosa spinge un migliaio di uomini a ritenere di poter aggredire, molestare e derubare impunemente delle donne in una pubblica piazza, dopo aver messo in atto una sorta di caccia di gruppo? L’episodio accaduto a Colonia pone questo e altri interrogativi. Gli accertamenti non sono arrivati al punto di identificare i responsabili di questi atti ma le testimonianze delle vittime, oltre che delle forze dell’ordine, concordano nell’individuarli per l’ apparenza in stranieri «nordafricani o arabi».
Il rischio di scatenare un attacco di xenofobia è forte ma, del resto, non si può girare la testa dall’altra parte se anche il capo della polizia di Colonia, Wolfgang Albers, parla di «una dimensione di reato completamente nuova».
Quello che colpisce è il senso generale d’impunità e la circostanza che nel mirino ci siano solo le donne, derubate oltre che oltraggiate. Si tratta di due scelte precise che esprimono un’idea di base radicalmente maschilista per cui compiere atti di sopraffazione (non necessariamente violenti) sulle donne è lecito. Una mentalità che è il portato di una cultura che è giunta in Europa ormai da tempo nelle precedenti forti ondate migratorie, ma che adesso esce dall’ombra, dove era stata riposta per essere praticata solo all’interno di alcune comunità, per chiedere assoluta cittadinanza. Danimarca e Svezia sono già corse ai ripari introducendo corsi di educazione sessuale per gli immigrati con l’intento di avvicinarli alla comprensione della nostra cultura che ripudia la diseguaglianza tra sessi e persegue la sopraffazione. È un tentativo da imitare prima che si scateni l’odio razziale anche tra chi ha sempre predicato l’integrazione.