Corriere 5.1.16
La gratitudine verso gli altri ci fa stare meglio (perché funziona come l’amore) Giustizia e adeguatezza Nel provarla percepiamo anche una sensazione di giustizia rispettata: giustizia è adeguatezza e questa è il metro della nostra vita
di Edoardo Boncinelli
Quando qualcuno ci fa una cosa gradita, meglio se inaspettata, proviamo un senso di gratitudine che può durare un istante o gran parte della nostra vita. Non è detto che tutti la manifestino, perché altre cose vi si oppongono — si dice anzi di frequente che «la gratitudine non è di questo mondo» — ma certo quasi tutti nel loro intimo la provano. E pare che questo ci faccia bene, come la gran parte dei sentimenti positivi, o come quella strana cosa di cui molti parlano, soprattutto nel mondo anglosassone, e alla quale danno il nome di «pensare positivo». Che i sentimenti e gli stati d’animo positivi ci facciano bene dal punto di vista psicologico, è anche troppo ovvio. Il motivo per il quale sono definiti positivi è proprio questo. Ci fanno sentire bene, per minuti o per ore, e ci procurano una sensazione che alcuni definiscono «stare bene con se stessi», che è poi il massimo a cui possiamo aspirare nella vita e per cui viviamo. È pure cognizione comune che stare bene psicologicamente faccia bene anche al nostro corpo, fino al punto di «farci camminare a tre metri da terra», anche se alcuni esagerano e arrivano a sostenere che questo sia di per sé curativo e ci risparmi alcuni malanni fisici, più o meno gravi. Certo qualcosa tutto ciò vorrà dire, anche se occorre stare attenti a non esagerare per non illudere nessuno. E se è vero che la gratitudine ci fa veramente bene, come ce lo possiamo spiegare? Io direi in due diverse maniere: perché la gratitudine ha qualcosa in comune con l’amore e perché percepiamo nel provarla un senso di giustizia rispettata. Si tratta di due condizioni che non possono che darci una bella spinta per vivere e farci provare una salutare pienezza di essere, e quindi di senso, l’unica cosa che può riempire la vita stessa. Il senso di gratitudine non è amore, anche se a volte può essere la prima scintilla che genera un grande incendio, ma ha in comune con esso parecchie cose, prime fra tutte la sensazione di potersi fidare di quella persona e un trasporto verso di lei o di lui. L’amore è un elemento fondamentale della nostra vita ed è più che giusto che venga accolto positivamente e agevolato, dal corpo e dall’anima, anche se la ragione, che segue altri criteri, non approva del tutto. Non sottovalutiamo poi il senso di giustizia. A quanto pare, questo è piuttosto sviluppato in ciascuno di noi ed esistono strutture specifiche del nostro cervello che lo promuovono e lo approvano: quelle sanno quasi sempre ciò che è giusto e ciò che non lo è, e non possono non comportarsi di conseguenza, anche quando il possessore del detto cervello si comporta in una maniera diversa. Giustizia è adeguatezza, e l’adeguatezza è il metro della nostra vita interiore.