Repubblica 7.12.15
La paura delle urne
Alla più grande formazione populista d’Europa il primato di una delle maggiori società politiche dell’Occidente con quasi il 30%. Panico tra gli sconfitti
Dopo la strage trionfa la Le Pen il Front National primo partito sull’onda della paura
di Bernardo Valli
PARIGI Q UEL che ha consentito al Front National di diventare, da ieri sera, il primo partito di Francia è stata l’emozione suscitata dalla strage del 13 novembre. I centotrenta morti di quel venerdì sera si sono trasformati nelle urne in un 28,64 per cento di voti (quoziente quasi definitivo) che ha dato al più grande partito populista d’Europa il primato in una delle maggiori società politiche dell’Occidente. I suffragi, di solito influenzati dai tassi d’occupazione, dall’andamento dell’economia, o altri classici problemi della società, sono stati determinati dalla sicurezza: vale a dire dal timore del terrorismo jihadista. Della minaccia islamista. Questa è stata l’evidente, dichiarata motivazione che ha spinto un terzo dei votanti (la partecipazione è stata superiore al 50 per cento) a scegliere il partito che più rappresenta la collera, il risentimento, l’odio, la paura provocati dal terrorismo. La solida preferenza data al partito anti-immigrati e islamofobo non lascia dubbi sul significato da dare al risultato delle elezioni regionali, che pur essendo di natura amministrativa, hanno assunto un netto valore politico nazionale. Esse sono state il preludio alle presidenziali della primavera del 2017. L’ultimo scrutinio prima del principale appuntamento quinquennale della Quinta repubblica. L’ampiezza del successo di un’estrema destra caratterizzata da una forte avversione per l’immigrazione di origine araba è destinato ad avere un impatto particolare in un paese che conta sei milioni di musulmani. I quali non sono stati certo tranquillizzati dal trionfo del clan familiare dei Le Pen. Marine, figlia del fondatore del Front National e presidente del partito, ha ottenuto più del 40 per cento nel Nord, nella regione Nord-Pas-de-Calais- Piccardia; e Marion, la nipote, ha superato il 34 per cento nel Sud, nella regione Provenza- Alpi-Costa- Azzurra. Il Fn è arrivato in testa in sei regioni su tredici. Ai ballottaggi di domenica prossima potrebbe essere chiamata ad amministrarne almeno quattro. Non era mai capitato che all’estrema destra fosse affidata la guida di una larga porzione del territorio nazionale.
Dalle urne è uscita un’altra Francia politica. Prima della riforma che ha ridotto drasticamente il numero delle regioni da 22 a 13, la sinistra ne amministrava 21. In pochi anni l’elettorato socialista ha perduto gli impiegati, pubblici e privati, gran parte degli operai, e della piccola e media borghesia, un tempo restie ad avere contatti con un Front National nostalgico delle colonie, non esente da un antisemitismo non condivisibile per la stragrande maggioranza dei cittadini della Quinta Repubblica (dove vive la terza comunità ebraica, dopo quelle americana e israeliana) e fedele al regime collaborazionista durante l’occupazione tedesca. Le due donne Le Pen hanno ripulito l’ideologia del vecchio Jean Marie, padre di Marine e nonno di Marion: hanno puntato sui sentimenti antiimmigrati, quindi anti-islamici, e hanno adottato la parte demagogica del discorso sociale della sinistra. Hanno imparato a parlare a piccoli borghesi e operai.
Ma domenica sera sono stati travolti anche i meccanismi della Quinta Repubblica, fondata da de Gaulle nel 1958. Era- no quelli di un sistema bipolare, basato sulla contrapposizione di due forze che si affrontavano e si alternavano, e all’improvviso si è formato un panorama tripolare. I compromessi ripudiati da de Gaulle, e considerati poi, almeno nella forma, un’ingiuria al carattere quasi geometrico della pratica politica, rischiano di ritornare come ai tempi detestati della Quarta Repubblica, quella dei partiti. La vivacità del dibattito, le polemiche trascinate spesso sulle piazze, spezzavano la rigidità delle regole. E questo bastava in un regime che affida al presidente gran parte dei poteri, sottratti al Parlamento. Il voto di domenica sera ha creato tre formazioni, arrivate in testa, nessuna delle quali avrebbe la maggioranza per formare il governo. Al 28,64 per cento ottenuto dal Front National, segue il 26,84 per cento del centro destra di Nicolas Sarkozy (Les Républicains) e il 23,20 dei socialisti. Il resto della sinistra (Verdi e Front de Gauche) raggiunge il 10 per cento in ordine sparso.
Già in queste settimana, in vista dei ballottaggi di domenica, cominceranno i detestati compromessi. Perché i socialisti, dove sono arrivati in terza posizione, dovrebbero ritirarsi per dar la possibilità al centro destra di sconfiggere il Front National. Non essendo stato concordato il Front Républicain, che per tradizione unisce i partiti “costituzionali” al fine di arginare l’estrema destra, la situazione si annuncia confusa. Ma il partito socialista ha già deciso da solo di ritirare i suoi candidati, arrivati terzi nel Nord dove è in testa Marine Le Pen, e nel Sud, dove è in testa la nipote Marion, per consentire al candidato di centro destra di impedire alle due donne di superare il traguardo finale.
Il panico nei partiti sconfitti è palpabile. Sono sconcertati dal successo dell’estrema destra che rifiuta l’euro, vuole ripristinare la pena di morte, predica la discriminazione etnica che colpirebbe sei milioni di msulmani, molti dei quali cittadini francesi, vuole sospendere le procedure per accogliere i rifugiati politici, e denuncia l’immigrazione come fne di tutti i mali. La Francia dei diritti dell’uomo stenta a riconoscersi. Manuel Valls, il primo ministro socialista, ha rinunciato a parlare. Era scontato che il suo partito perdesse le regioni conquistate quando il centro destra era al potere. Il risultato elettorale poteva essere più disastroso. Ma la sua natura era imprevedibile. Ed è quella che sconcerta.
Il successo del Front National era annunciato dai sondaggi ma si sperava che gli addetti a quelle indagini si fossero sbagliati come in tante altre occasioni. Il recupero degli elettori dei Verdi che hanno avuto il 7 per cento e del Front de Gauche (la sinistra della sinistra)che ha avuto il 4 per cento, non sarà facile, perché non pochi rifiuteranno di votare per Sarkozy sia pur per sconfiggere l’estrema destra.
Nicolas Sarkozy sperava di conquistare almeno la metà delle regioni. Sarebbe stata la base da cui partire, tra un anno e mezzo, per recuperare la presidenza della Repubblica. L’impopolarità di François Hollande, nonostante la sua riconosciuta dignità nei momenti di crisi, faceva pensare che la rivincita, cinque anni dopo la sconfitta del 2012, fosse a portata di mano. E invece il progetto di Sarkozy, con il modesto quoziente ottenuto, sembra difficile da realizzare. Lui che ha sempre ricalcato le orme del Front Natrional, inseguendo i suoi potenziali elettori, questa volta è stato umiliato dal clan Le Pen, che aveva l’abitudine di sbeffeggiare. Ieri sera non ha comunque perso tempo, e ha invitato gli elettori a votare per il suo partito, il solo capace di sconfiggere ai ballottaggi il Front National. Molti elettori di sinistra non avendo più candidati in alcune regioni hanno deciso di creare un Front Républicain spontaneo. Ossia voteranno ai ballottaggi per chiunque sia in grado di sbarrare la strada all’estrema destra razzista.