lunedì 7 dicembre 2015

Repubblica 7.12.15
Quando la psicanalisi non è una esperienza tecnica ma esercizio di responsabilità
L’incontro con il dolore è ineluttabile. Ma la cultura odierna collabora all’assopimento delle menti
Onore al sintomo è il libro di Gabriella Ripa di Meana ( pagg. 176 euro 15 Astrolabio)
di Nadia Fusini


Il saggio “Onore al sintomo” di Gabriella Ripa di Meana è una meditazione sul momento in cui nella vita di un adulto si impone il male
Questo è a suo modo un libro estremo, una riflessione sul senso e sul valore della malattia condotta con l’arma del coraggio intellettuale e sul filo di una grande umanità.
Lo dice già il titolo, Onore al sintomo: formulazione in cui risuona chiara la volontà di accogliere quel che in ogni esistenza individuale irrompe con la forza dell’imprevisto, dello scarto, dell’inciampo. Tutte azioni che nel suo etimo, il termine “sintomo” contiene.
L’assunto che sostiene queste pagine emotivamente molto intense e ricche di memoria letteraria è, con Hölderlin, la convinzione che laddove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva... E dunque quel che mette in scacco la nostra idea di un’esistenza armoniosa e felice è, allo stesso tempo, l’occasione di una trasformazione: concetto, questo, assai importante nel mestiere che l’autrice pratica. Gabriella Ripa di Meana è “psicanalista” – così lei scrive il termine che designa, nel suo caso, non tanto l’appartenenza a una scuola; ma una posizione di ascolto della psiche, che pratica come si trattasse non di un’esperienza tecnica, ma semmai etica. E cioè, un esercizio di responsabilità. Lo speciale terapeuta che ascolta un’anima presta orecchio a una lingua che balbetta verità che vengono a galla per frammenti, a mo’ di enigmi. Addirittura, rovesciando i significati più comuni; come ad esempio, quello di fortuna e di sfortuna. Del resto chi non ricorda lo strabiliante incipit di uno dei grandi libri del Novecento, Se questo è un uomo, di Primo Levi? Che comincia così: «Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944». Come altrimenti rovesciare la sventura, se non con l’ironia e con il paradosso? Armi grammaticali che non a caso la lingua dell’inconscio e quella della letteratura usano in abbondanza...
Più che un libro di psicoanalisi, o sulla psicoanalisi, Onore al sintomo è una meditazione sui grandi temi della vita matura. Quand’è che la vita si fa matura? Quando dal suo seme sboccia il frutto del dolore. Ovvero, nel momento in cui nella vita di un adulto il male si impone; ad esempio, nella malattia. È a quel punto che si crepa l’ideale dell’in-dividuo, quell’illusione di essere ognuno di noi sovrano di se stesso: ecco, invece, la divisione... Sì, l’io è diviso. Io dentro di me ospito il mio nemico, che mi toglierà la vita di cui godo... Ma se con questo nemico farò conoscenza, mi trasformerò da vittima in un soggetto umano all’altezza del proprio destino. L’incontro con la struttura tragica dell’esistenza è ineluttabile. Anche se in molti modi la cultura odierna, affrettata e progressista, tende a soffocare ogni autentica e personale intelligenza critica in un fluviale ciarlatanesimo, diffuso in talk show a cui felici partecipano psicoterapeuti pronti a collaborare al generale assopimento delle menti. E coscienze. Ecco, questo è un libro che “urta” contro tutto ciò. Non che non sia bella la gioia, non che non sia un bene la salute, ma né la gioia né la salute si conquistano, se non dando senso al dolore.