martedì 22 dicembre 2015

Repubblica 22.12.15
Lo stallo di Madrid accende il dibattito sull’Italicum
Le reazioni in Italia. Il premier Renzi loda la nuova legge elettorale che garantisce governabilità, sinistra Pd e opposizione criticano le distorsioni di un sistema in cui si ha la maggioranza con un quarto dei voti
di An. Mari.


L’esito incerto delle elezioni spagnole riapre in Italia la polemica sull’Italicum, la nuova legge elettorale entrata in vigore a maggio ma che sarà applicata solo dal 1° luglio 2016. Da una parte il premier Matteo Renzi mette in luce la bontà del nuovo sistema di voto che, con ballottaggio e il premio di maggioranza, avrebbe garantito la governabilità rendendo impossibile una impasse di tipo spagnolo. Dall’altra la minoranza Pd e l’opposizione criticano l’effetto distorsivo della nuova legge elettorale: con l’Italicum applicato al risultato spagnolo, un partito con un quarto dei voti avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi.
«È la Spagna di oggi, ma sembra l’Italia di ieri», ha commentato ieri Renzi. «Con la legge elettorale abbiamo cancellato ogni balletto post-elettorale. Sia benedetto l’Italicum, davvero, che, lo ricordo, funziona così: con la nuova legge elettorale, approvata su impulso del nostro Governo a maggio 2015, ci sarà un vincitore chiaro. E una maggioranza in grado di governare». Nel merito dei risultati dei partiti spagnoli, in primis l’affermazione di Podemos, il premier ha detto che «bisogna capire se l’Europa si renderà conto che una miope politica di rigore e austerità non ci porta da nessuna parte. Questo dirò nei prossimi mesi». Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker ha comunque sottolineato: «Il Pp è il primo partito, gli altri hanno fatto il risultato che hanno fatto, spetta alle autorità spagnole vedere cosa fare per assicurare un governo stabile».
Sull’Italicum, la minoranza Pd ha subito criticato il premier. Non è affatto «benedetto», secondo Pier Luigi Bersani: «Attenzione a mettere camicie di forza, le pentole a pressione hanno bisogno di una valvola di sfogo. Pensare che Rajoy, con il 28%, potrebbe prendere tutto e governare (grazie ad un sistema elettorale tipo-Italicum, ndr) significa non aver capito quello che accade. È il caso di riflettere bene». Tuttavia, il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini, ha subito stoppato la minoranza: «L’Italicum non è in discussione. È un punto di equilibrio tra rappresentanza e governabilità».
Sul risultato spagnolo il presidente della Toscana, Enrico Rossi, ne ha approfittato per bocciare il partito della nazione: «La lezione della Spagna per il Pd: alla larga dalle grandi intese e dal partito della nazione e, invece, guardare di più a sinistra, ai ceti deboli della società».
E proprio a sinistra, si attacca il premier sull’Italicum: «Evidentemente dalle parti di Palazzo Chigi è importante e giusta una legge elettorale che serve a vincere anche quando non ci sono i voti. Noi invece pensiamo che vada rigenerata la democrazia perché senza democrazia è impossibile governare un Paese e farlo nel modo giusto», ha affermato Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana). Anche Forza Italia ha letto in maniera diversa il risultato spagnolo: «Sostenere un pensiero come “Benedetto Italicum” si può giustificare solo se apparentato alla ”Santa ignoranza” di chi lo articola», ha attaccato Anna Maria Bernini. Per i due capigruppo azzurri, Paolo Romani e Renato Brunetta, «l’avvento nel panorama politico dei cosiddetti partiti di protesta, e non di costruzione, ha messo in crisi il sistema bipolare in molte nazioni europee: il voto in Spagna è solo l’ultimo esempio in ordine temporale. Questa è una vera e propria sfida ai partiti costruttivi e propositivi, a cui Forza Italia non può presentarsi divisa al suo interno da inutili polemiche».
Duro il commento sul voto spagnolo da parte del leader leghista Matteo Salvini: «O l’Europa cambia o continua a prendere schiaffoni ovunque. Noi in Italia, purtroppo, abbiamo uno schiavo pagato da Bruxelles e prima ce ne liberiamo meglio è». In merito all’Italicum, Roberto Calderoli ha attaccato: «Di leggi che regalavano la maggioranza di seggi anche a chi non ha vinto ne ricordiamo già un’altra, nel Ventennio, e anche quella garantiva la governabilità ed evitava il caos post elettorale che oggi c’è in Spagna».
Per i 5 stelle, al di là della legge elettorale (l’attuale Italicum, sondaggi alla mano, assicurerebbe di fatto al M5S il ballottaggio), il vero dato è che «il cambiamento in Italia siamo noi». Così i parlamentari 5 stelle: «Il voto in Spagna dimostra che c’è una forza anti-sistema più forte dei burocrati europei, ma che ovunque è ancora legata ai vecchi partiti. In Italia invece c’è un Movimento oltre le ideologie, oltre la destra e la sinistra il M5S ha aperto una rivoluzione culturale senza precedenti».