mercoledì 2 dicembre 2015

Repubblica 12.2.15
Dal monsignore ai 15 giovani “officiali”: la squadra di Bergoglio per gestire l’Anno Santo
di Paolo Rodari


LA porta Santa aperta a Bangui, cuore dell’Africa, dice già tutto. Il Giubileo di Francesco ha poco dell’anno santo convocato nel 2000 da Giovanni Paolo II. Allora vi furono 5 anni di preparazione, una macchina organizzativa poderosa, con i movimenti ecclesiali a dare pieno supporto a 12 mesi di grandi eventi e adunate oceaniche. Oggi i mesi per organizzare sono stati appena sette. A gestire il tutto solo il dicastero per la Nuova evangelizzazione guidato da monsignor Rino Fisichella. Insieme a lui, 15 “officiali”, in maggioranza giovanissimi.
«Non siamo che una piccola squadra che lavora per portare avanti un evento “delocalizzato”, se così si può dire, in tutte le diocesi del mondo — spiega Fisichella — . La celebrazione, infatti, quale segno dell’unità e della carità in ogni Chiesa particolare, non è anzitutto a Roma».
È, in scia al pontificato delle periferie tanto care a Bergoglio e a una Chiesa che sia davvero sinodale, «ovunque la comunità vive». L’ufficio di Fisichella, direttamente con affaccio su via della Conciliazione, è semplice. Una scrivania di legno nel mezzo, cosparsa di tante carte. Una porta a lato comunica con la stanza del segretario. Un’altra dà su un corridoio dove vi sono le stanze dei suoi collaboratori. Tra documenti e libri, anche diverse stampe. Alcune riproducono i mosaici di padre Marco Rupnik, artista gesuita, sloveno, direttore dell’Atelier spirituale del Centro Aletti. Rupnik ha disegnato il logo del Giubileo: una piccola summa teologica del tema della misericordia. Mostra, infatti, Gesù che si carica sulle spalle Adamo. «Dio guarda l’uomo in modo tale che l’uomo lo possa vedere e insieme comprendere — dice Rupnik — . Il pontificato di Francesco in questo senso è profezia: unisce i due mondi, divino e umano, e il popolo percepisce bene tutto ciò».
Tommaso, uno dei quindici “officiali” che lavora alla Nuova evangelizzazione, controlla le richieste che giungono attraverso il sito
im. va. È lui a gestire l’arrivo a Roma dei missionari della misericordia il mercoledì delle ceneri, il giorno nel quale Francesco li invierà ufficialmente nelle rispettive diocesi.
Loro, ha detto recentemente il cardinale indiano Oswald Gracias, sono come «speciali agenti di riconciliazione che possono curare le ferite di persone che sono all’interno e al di fuori della comunità cristiana». A loro il Papa conferirà l’autorità di perdonare anche i peccati riservati alla Sede Apostolica. Tommaso raccoglie le candidature attraverso il modulo Diventa Missionario. Per essere accettati occorre una lettera di presentazione da parte del proprio vescovo dove si attesta l’idoneità del sacerdote a svolgere il ministero.
Non c’è Giubileo senza porta santa. La porta segna la separazione tra l’interno e l’esterno, tra il peccato e l’ordine della grazia. Chi vi passa si purifica. In molti chiedono di passare attraverso la porta della basilcia vaticana. Impegnativo è gestire l’enorme flusso. Occorre registrarsi sul sito. Fino a oggi l’anno già fatto in centomila, ma nelle prossime settimane il numero potrebbe salire di molto. È stato ideato un percorso pedonale riservato che parte da Castel Sant’Angelo. All’ora prestabilita ci si deve presentare presso il castello e di lì, camminando lungo una strada transennata che percorre via della Conciliazione e piazza Pio XII, si accede alla basilica. Volendo si possono scegliere pellegrinaggi alternativi, quello delle sette chiese di Roma o le vie storiche, la Francigena, la Romea e altre.
Il volontariato nella Chiesa significa vivere a immagine e somiglianza di un Dio: entrare nella storia con libertà, gratuità e umiltà. Non c’è evento ecclesiale che non sia segnato dal volontariato. Così il Giubileo: ogni percorso, ogni luogo giubilare, è presidiato da volontari. Cento ragazzi saranno impegnati nei giorni normali. Fino a mille, invece, in occasione dei grandi eventi. Per tutto l’Anno Santo il Pontificio consiglio offrirà anche un centro stampa e un centro accoglienza.
Fisichella vuole che «chiunque si senta accolto ». Per questo sono state predisposte pedane per i disabili: «Nessuno deve sentirsi rifiutato o escluso».
È con questo spirito che lavora anche il Centro televisivo vaticano guidato da monsignor Dario Edoardo Viganò. Fresco autore di Fedeltà e cambiamento (Rai Eri), segue tutti i momenti salienti di un pontificato che attraverso «una vera e propria comunicazione del contatto, della spontaneità, vuole arrivare a tutti». Il giorno dell’apertura del Giubileo la tv del Papa cercherà di raggiungere con nuove tecnologie ogni angolo del globo. La giornata dell’8 dicembre, infatti, sarà trasmessa per la prima volta in mondo visione in Ultra HD, con diciannove telecamere collegate a quattro satelliti.
I poveri e gli ultimi sono da sempre nel cuore di Papa Bergoglio. Per loro il Giubileo sarà un anno particolare. A Roma ci sarà la “porta santa della carità”. Ad aprirla, lo stesso Francesco il 18 dicembre all’Ostello della Caritas di Roma. Accanto alla stazione Termini, da 25 anni, è un approdo per poveri, immigrati. «In questi anni — spiegano alla Caritas — l’Ostello è stato il luogo di incontro più prossimo con la povertà e l’emarginazione, in cui si è socializzato con i fratelli emarginati. Una relazione fatta di piccole cose: doccia, cambio di biancheria, conversare seduti a tavola, che diventa la concretizzazione dell’amore evangelico».
A conti fatti, finora, gli unici “esclusi” sono i venditori ambulanti che stazionano in via della Conciliazione. Per dodici mesi dovranno sgomberare. Per loro, per motivi di sicurezza, non c’è posto nelle zone intorno al Vaticano.