venerdì 11 dicembre 2015

Repubblica 11.1215
La sinistra risponda all’appello dei sindaci
di Piero Ignazi


È un invito ad un cambio di passo tanto all’interno quanto all’esterno del Pd, affinché la discussione esca da dissidi personalistici, insofferenze caratteriali e posizionamenti congressuali. Tutta l’opinione pubblica è affamata di una politica alta, di prospettiva, impregnata di convinzioni profonde. E l’area progressista in particolare richiede la difesa dei valori democratici e repubblicani a fronte del populismo arrembante e la definizione di una agenda politica sui nuovi diritti civili, su un moderno sistema di welfare e di gestione della cosa pubblica. Una agenda, in sostanza, ispirata alla giustizia e alla libertà del XXI secolo.
La lettera dei tre sindaci arancioni eletti della “antica” coalizione tra Pd e Sel — Pisapia, Doria e Zedda — rimette in moto uno spazio politico che si era anchilosato. Non a caso tutti gli attori politici interrogati dalla proposta unitaria dei sindaci, colti in contropiede, hanno immediatamente reagito con un riflesso di chiusura o di perplessità. Solo in un secondo momento il segretario del Pd ha accolto con accenti positivi il loro invito. Il loro partito di appartenenza, invece, sembra più reticente, diviso com’è tra un’ala dialogante con il governo e una duramente critica, conseguenza anche della miniscissione verso il Pd di alcuni deputati.
Di certo il messaggio dei sindaci riapre una questione — il rapporto con la sinistra — che sembrava passata nel retrobottega della politica dei democratici. A forza di insistere sul partito della nazione e di corteggiare verdiniani e affini, il Pd aveva preso una rigida postura centripeta. Ora il partito non solo deve rispondere alla proposta formulata dai suoi ex compagni di strada, ma, più in generale, deve anche porsi il problema delle alleanze perché pensare di vincere in solitaria in un sistema tripolare, quale è oramai quello italiano, costituisce un azzardo. La competizione politica segue oggi schemi totalmente diversi rispetto al 2010. Allora dominava la scena il conflitto con la destra, mentre i grillini non esistevano; inoltre il Pd doveva fronteggiare una insidia interna, portata da candidati vendoliani o alternativi (così a Milano, Napoli, Genova, Cagliari e altrove) che vincevano contro i democratici nelle primarie di coalizione.
Oggi il Pd è certamente più forte, ha una centralità nemmeno paragonabile a quella di cinque anni fa. E quindi ha responsabilità maggiori: deve interpretare e guidare tutto l’arco del centrosinistra, senza steccati o preclusioni. Perché l’invito di Pisapia, Doria e Zedda chiama a raccolta il “fronte repubblicano” per evitare una deriva di destra, di una destra lepenista esaltata dalla Lega di Salvini e dai Fratelli d’Italia della Meloni, ma gradita anche a corposi settori di Forza Italia. La minaccia di uno sfondamento del lepenismo all’italiana è ancora remoto, ma eventi imprevedibili possono accendere la miccia della paura e del riflesso sicuritario, e illusoriamente protettivo, a favore di chi urla più forte. Per prevenire questo rischio il centrosinistra non può andare in ordine sparso. Anche il partito egemone di questa area, il Partito democratico, non può pensare di governare dovunque, solo contro tutti. Il Pd deve uscire dall’abbaglio del 41% delle europee. Si è cullato troppo a lungo nella convinzione di essere diventato egemone, l’unico player in campo. Invece, per vincere è necessario, come ricordano i sindaci, ampliare il fronte a tutti coloro che condividono “gli ideali e i valori del centrosinistra” al di là delle divergenze sulle singole politiche.
Proprio questo invito, ancora più che nella proposta di alleanze per le amministrative, costituisce il cuore, e la sfida più ambiziosa, della lettera dei tre sindaci: discutere, ragionare, confrontarsi su quali sono oggi questi ideali e valori di fronte al perdurare di una profonda, devastante crisi socio-economica, ad uno slabbramento del vivere civile, alle sfide dell’immigrazione e dell’accoglienza, dell’integrazione e della sicurezza. Disegnare una nuova agenda valoriale e politica del centrosinistra, di un centrosinistra aperto e inclusivo, costituisce la migliore risposta all’antipolitica e all’aggressività della destra estrema.