sabato 19 dicembre 2015

La Stampa 19.12.15
Fra due mesi forse i primi italiani a Tripoli
Perché la missione sta per accelerare?
di Paolo Mastrolilli


Dopo la Siria, la Libia. Il ministro degli Esteri italiano Gentiloni ha spiegato che «l’obiettivo è arrivare ad una risoluzione dell’Onu nei primi giorni della prossima settimana, che recepisca e sostenga l’accordo firmato giovedì in Marocco per la creazione di un governo d’unità nazionale». Il capo della Farnesina ha aggiunto che la risoluzione dovrebbe «lanciare un appello alla comunità internazionale, affinché risponda alle richieste che verranno dall’esecutivo per il processo di stabilizzazione del paese». In altre parole, il testo dovrà avviare il processo per costituire la forza di pace internazionale, che l’Italia ambisce a guidare. Come nel caso della Siria, il percorso è appena cominciato e pieno di insidie. Almeno sulla carta, però, il calendario è definito. Entro trenta giorni, il Consiglio di presidenza varato in Marocco dovrebbe formare il nuovo governo di unità nazionale, che nei quaranta giorni successivi si insedierebbe a Tripoli. Questo significa che la missione di pace, se verrà richiesta dal nuovo esecutivo e le tappe previste saranno rispettate, dovrebbe essere operativa nel giro di due mesi. Gentiloni ha detto che «l’Italia è pronta a fare la sua parte, per ragioni storiche, geografiche, politiche, nell’ambito di una cornice dell’Onu e dietro richiesta del governo locale, che non deve dare l’impressione di esistere solo per invitare forze straniere». In passato lo stesso Renzi aveva dichiarato che l’Italia ambisce a guidare questa missione, e avrebbe già un candidato molto forte nel generale Serra, ex comandante di Unifil in Libano e oggi consigliere militare del segretario generale Ban Ki-moon proprio in Libia. La minaccia dell’infiltrazione dell’Isis, secondo Gentiloni, «spinge l’Italia ancora di più a collaborare, e sarebbe un errore aspettare». È vero che competerebbe al nuovo governo invitare la missione internazionale, ma secondo il ministro anche il Consiglio di presidenza già costituito avrebbe la legittimità per lanciare un appello alla comunità internazionale. In un secondo momento l’Onu potrebbe riprendere la risoluzione chiesta in primavera dall’Italia, per autorizzare operazioni nelle acque territoriali libiche allo scopo di fermare il traffico di esseri umani.