domenica 13 dicembre 2015

La Stampa 13.12.15
Le donne saudite al voto
Ma aspettano il diritto a uscire di casa da sole
di Giordano Stabile


Non possono uscire di casa senza un parente di sesso maschile che le accompagni, guidare un’automobile, parlare in pubblico con uomini che non siano loro famigliari, provarsi i vestiti in un negozio, andare in piscina o al mare a nuotare, fare sport in pubblico e comprarsi una Barbie.
Ma almeno, da ieri, le donne saudite possono votare. Solo nelle elezioni locali, è vero: i Consigli municipali che poi sono le uniche istituzione elettive in Arabia Saudita. Un Paese dove l’ultima parola sulle leggi spetta al Consiglio supremo degli ulema, i religiosi che ne verificano la compatibilità con l’ortodossia islamica. Solo un piccolo sprazzo di democrazia, alla fine, nella cappa ideologica della lettura wahhabita del Corano.
Per le saudite, comunque, è stato un giorno storico. In 130 mila, sul milione e mezzo circa di aventi diritto, si sono registrate alle liste elettorali. In 900 si sono invece candidate, su un totale di 6000 aspiranti a un seggio. L’affluenza è stata scarsa, anche perché, come ha detto uno dei supervisori in un seggio di Riad, il sabato festivo è «un giorno in cui la gente preferisce riposare».
Un’involontaria ammissione dell’operazione di marketing che ha accompagnato questa tornata elettorale. La teocratica Arabia Saudita, alleato importante, forse indispensabile dell’Occidente nella regione, è sotto tiro. La successione da re Abdullah a re Salman ha portato a un’aumento di condanne a morte (scandalosa quella per blasfemia al poeta e attivista Ashraf Fayadh) ed esecuzioni in patria, e a una politica estera più aggressiva. La coalizione araba guidata da Riad contro i ribelli sciiti in Yemen non ha dato grande prova sul campo ma si è attirata le critiche di tutte le Ong internazionali per i bombardamenti sui civili.
L’altra coalizione, quella arabo-occidentale contro l’Isis, funziona a singhiozzo e vede l’Arabia fra i più tiepidi nella lotta ai fanatici sunniti. Perché per Riad il nemico principale resta lo sciita Iran. Ma l’Occidente è alleato indispensabile pure per i sauditi. Queste elezioni aperte alle donne servono anche a riavvicinarsi. I seggi elettivi, va detto, sono due terzi del totale, l’altro terzo sarà occupato da componenti nominati dal governo. Come del resto tutti i membri della Shura, il consiglio consultivo nazionale. Un quinto in futuro saranno donne. Non basta.