giovedì 24 dicembre 2015

Il Sole 24.12.15
Spagna. I socialisti chiudono la porta a Rajoy
Nulla di fatto nel primo incontro tra i leader dei due partiti più votati domenica, sempre più difficile formare un governo
di Luca Veronese


Sanchez : il voto chiede il cambiamento, non aiuteremo la continuità del partito popolare
Sono bastati venti minuti al socialista Pedro Sanchez per stroncare le ambizioni di governo del conservatore Mariano Rajoy. Tanto è durato il primo incontro tra i leader dei due partiti più votati dopo le elezioni di domenica scorsa. La grande alleanza trasversale, la Grosse Koalition chiesta dal premier uscente «per garantire la stabilità e non buttare al macero gli sforzi fatti in questi anni dal Paese per tornare a crescere» è stata stroncata ancora prima che si potesse aprire una vera trattativa sui programmi.
I popolari si sarebbero accontentati di una promessa di astensione dei 90 deputati socialisti del Psoe, che assieme a Ciudadanos avrebbero così consentito la nascita di un governo di minoranza. Ma la mano tesa di Rajoy, che non avendo i numeri per fare da solo - con 123 deputati è ben lontano dalla maggioranza assoluta di 176 seggi sui 350 della Camera» - aveva chiesto «responsabilità e dialogo» a tutti gli schieramenti, è stata respinta da Sanchez.
«Il Psoe non darà alcun aiuto alla continuità di Rajoy e del Partito popolare al governo perché i cittadini hanno votato per il cambiamento», ha spiegato Sanchez dopo aver lasciato la Moncloa. «Rispettiamo la procedura della democrazia, questo è il momento del partito che ha vinto le elezioni» frenando così, almeno per il momento, anche le iniziative dei due nuovi movimenti entrati in Parlamento, gli indignati di Podemos e i moderati di Ciudadanos. «Dopo i tentativi dei popolari noi daremo seguito al mandato ricevuto dai cittadini perché la Spagna abbia un governo di cambiamento», ha aggiunto ancora Sanchez rilanciando la «volontà di dialogare», evidentemente con tutti tranne che con i popolari, e rifiutando l’ipotesi di nuove elezioni: «Non accettiamo questa ipotesi, è l’ultima delle opzioni», ha concluso.
A sostenere Rajoy, sebbene solo con l’impegno a non ostacolare i popolari, resta quindi solo Ciudadanos. Albert Rivera - il leader del movimento catalano unionista che ha conquistato 40 seggi alla Camera - ha proposto a popolari e socialisti un patto di governo a tre per compiere le riforme in Spagna e frenare la spinta anti-sistema di Podemos: «Una roadmap per la rigenerazione politica contro il populismo e il separatismo» che esclude del tutto Podemos «perché non possiamo negoziare e garantire l’unità degli spagnoli con chi vuole rompere la Spagna».
Podemos, con 69 deputati, è in effetti l’unica forza nazionale a favore del diritto a decidere dei catalani e disposta ad appoggiare un referendum con il quale la Catalogna possa scegliere in modo democratico il proprio futuro, dentro o fuori la Spagna.
Pablo Iglesias sta lavorando a una grande intesa di sinistra che potrebbe trovare il consenso delle formazioni indipendentiste della Catalogna e dei Paesi Baschi per formare un governo, modificare la legge elettorale e risolvere i contrasti tra Stato e regioni autonome. «Se non permetteranno a Pedro Sanchez di tentare, forse perché non riesce nemmeno a gestire il proprio partito, potrebbe essere il momento che una figura indipendente e di riconosciuto prestigio si prenda la responsabilità di fermare il Partito popolare e di mettere fine al tempo della corruzione e delle ineguaglianze».
L’incontro con Sanchez è stato il primo di Rajoy in questa fase post-elettorale incertissima e del tutto inedita per la Spagna. Dopo la pausa natalizia, lunedì il leader conservatore riceverà alla Moncloa Iglesias e Rivera. «Gli spiegherò la nostra proposta per il Paese che non è compatibile con un governo popolare», ha già detto Iglesias.