giovedì 17 dicembre 2015

il manifesto 17.12.15
Medici in prima linea contro Renzi
Sanità. Al primo sciopero unitario dal 2004 ha aderito il 75% del personale medico. Un messaggio chiarissimo al governo contro tagli e precarietà. Palazzo Chigi ha un problema: i duecentomila medici che ieri hanno scioperato in massa contro i tagli alla sanità incroceranno di nuovo le braccia a gennaio. Lo scontro è frontale
di Roberto Ciccarelli


ROMA La risposta del governo Renzi allo sciopero imponente nella sanità – 75% di adesioni, non accadeva dal 2004 – è una partita di giro da illusionisti. L’emendamento alla legge di stabilità sulle 6 mila assunzioni, una goccia nell’oceano, è stato ripresentato dopo il clamoroso ritiro per mancanza di risorse certe con le seguenti modalità. Nella nuova versione si dice che le assunzioni saranno fatte, a condizione che le regioni reperiscano le risorse dopo anni di tagli e definanziamenti. Non ci sono risorse aggiuntive. Le regioni dovranno tagliare per assumere nuovo personale da marzo, il 50% saranno i precari attraverso un concorso. È il gioco delle tre carte: prima si tagliano al Fondo Sanitario Nazionale 2,3 miliardi, poi si dice alle Regioni di farne altri, magari alzando i ticket sanitari. È un circolo infernale senza fine.
Sanità agli sgoccioli
Al presidio organizzato ieri all’ospedale San Camillo di Roma, uno dei più grandi ospedali della Capitale nel quartiere Monteverde, i medici e gli infermieri presenti si sono detti «profondamente delusi» dalla soluzione trovata per le assunzioni. “Innanzitutto non c’è nessuna cifra – ha detto il presidente dell’Anaao Domenico Iscaro — il numero 6 mila non è riportato nell’emendamento, viene rinviato alle Regioni il compito di individuare il fabbisogno di personale e di avviare le procedure concorsuali che dovrebbero essere espletate nel prossimo triennio, un tempo molto lungo, e soprattutto non c’è nessuna risorsa economica aggiuntiva prevista finalizzata». «Le risorse dovrebbero venire da risparmi delle Regioni, che non sappiamo come possano essere fatti – ha aggiunto il sindacalista — visto che siamo in un Fondo sanitario nazionale finanziato già con 1 solo miliardo invece dei 5 previsti dal Patto per la Salute».