martedì 15 dicembre 2015

il manifesto 15.12.15
Sulla sanità, naufragio del governo del fare
di Ivan Cavicchi


Nella legge di stabilità non si possono prevedere spese senza coperture. Ma dei buontemponi del Pd (onorevole Federico Gelli in testa) hanno pensato di coprire i costi per 6000 assunzioni in sanità (imposte dalla normativa europea per rispettare la direttiva sugli orari di lavoro) mettendo in legge di stabilità un disegno di legge in discussione alle camere sulla responsabilità professionale dei medici. Una proposta piena di incognite, trappole giuridiche, quindi tutta da definire.
La supposizione dei nostri politici è che sarebbe bastato mettere questa controversa proposta di legge in finanziaria per avere in tempo reale un risparmio di circa 300 milioni di euro, calcolato sul contenzioso legale e la medicina difensiva. Scopo finale, usare questo risparmio ipotetico per coprire le spese e assumere quei 6000 medici necessari a far fronte a quella che è stata definita “emergenza orario di lavoro”.
Evidentemente qualcuno si è fatto due calcoli e la manovra è stata smascherata per la sua evidente infondatezza. Per il governo è un bel problema perché da una parte avendo ridotto il fabbisogno finanziario della sanità (111mld) non ha margini per reperire altre risorse, dall’altra rischia sanzioni finanziarie pesanti dalla Ue . E’ una storia che ha dell’incredibile e che ci riporta ai tempi di Engels quando nel 1845 denunciava la situazione della classe operaia in Inghilterra.
Qui rileviamo che questa normativa entra in rotta di collisione con il blocco del turn over, con i tagli lineari, e con i vari provvedimenti di definanziamento della sanità, per cui almeno da circa un decennio prende avvio una vera e proprio deregulation per aggirare gli obblighi comunitari. Fino a decidere unilateralmente (sindacati contrari) l’abrogazione per i soli dirigenti del Ssn del limite massimo di lavoro giornaliero e settimanale e della normativa sui riposi giornalieri. Con ciò sono saltate le norme sull’orario costringendo i medici a usare lo straordinario come compensazione per le mancate assunzioni fisiologiche. Quindi enorme aumento dei carichi di lavoro, crescente sfruttamento professionale anche grazie al blocco dei contratti sempre più a costi decrescenti. Con enormi effetti collaterali: è cresciuto il rischio clinico e cosa che non dice nessuno (inglesi a parte con le ricerche sull’ “overcrowding) è cresciuta nelle strutture sanitarie la mortalità dei malati.
Questa situazione denunciata a più riprese dai medici ha indotto l’Ue a intervenire ponendo termini perentori per ripristinare la normativa corretta dal momento che le direttive europee considerano il protrarsi dell’attività lavorativa, in condizioni normali “condotta imprudente” e il diritto al riposo e a tempi di lavoro regolamentati tutele inalienabili.
Fino ad oggi tutti i governi hanno legalizzato la deregulation soprattutto sotto pressione delle Regioni che in misura crescente si sono trovate prima a ridurre poi a sfruttare gli organici falcidiati. I medici per il codice deontologico non possono rifiutarsi di prestare la loro opera per cui in questi anni sono stati semplicemente sotto ricatto. A seguito delle loro denunce l’Italia è stata deferita alla Corte di giustizia europea. Ora per tappare il buco hanno bisogno come minimo di 6000 medici ma senza coperture non si assuma nessuno.
Sia chiaro, questi 6000 medici rappresentano comunque una goccia nel mare. I danni del blocco del turn over cresceranno. In un decennio andranno in pensione almeno 58 mila medici specialisti che saranno rimpiazzati solo da 42 mila colleghi (15000 in meno). I pediatri prevedono nel breve periodo un buco di oltre 3000 unità mentre i chirurghi sono anni che ci dicono che presto saremmo costretti a importarli dall’est. Davanti ad una emergenza di questa dimensione purtroppo polvere e acqua calda non bastano e i budini non riescono.