Filosofia laica?
Il Sole 8.12.15
L’antidoto della misericordia
di Remo Bodei
Dal punto di vista religioso, la misericordia è un attributo di Dio che compare sia nel cristianesimo, sia nell’Islam, dove la preghiera è introdotta dall’invocazione: “In nome di Allah, il Compassionevole, il Misericordioso”.
Seppur con intrinseche differenze, l’allocuzione rinvia, in entrambi i casi, a una divinità che tempera la sua inesorabile giustizia e la sua eventuale ira verso i peccatori con questa forma di premuroso amore incline al perdono. La misericordia di Dio corrisponde, in termini politici, alla clemenza dei sovrani.
In campo cristiano, ma con evidenti ricadute sulla politica, c’è voluto molto tempo perché si superassero le posizioni di alcuni focosi esponenti della chiesa africana del III e dell’inizio del IV secolo, quali Tertulliano e Lattanzio, che esaltavano un Dio irato e vendicativo. Tertulliano, convinto del fatto che Egli terrà l’esatta contabilità delle ingiustizie in una specie di archivio dell’ira, anticipa la sua gioia per quando, nel giorno dl Giudizio, vedrà i peccatori soffrire i più strazianti tormenti. Lattanzio, a sua volta, immagina un Dio personale che ha a cuore la salvezza dell’anima immortale di ciascuno e, proprio per questo, ne corregge severamente la condotta alla maniera del padre di famiglia romano.
Malgrado le numerose eccezioni che si richiamano al Discorso sulla montagna, a San Francesco o a Gioacchino da Fiore, il rex tremendae maiestatis continuerà a dominare la storia europea almeno sino alla conclusione delle guerre di religione (1648), durante le quali, per garantire la compattezza del potere e l’unità dei fedeli, dilaniati da contrastanti lealtà politiche e religiose, non ci si fece alcuno scrupolo nel ricorrere alla violenza contro i nemici dello Stato e contro gli eretici.
Da questo atteggiamento scaturì, da parte di un domenicano, l’assassinio del re di Francia Enrico III di Valois (preceduto da quaranta messe in cui sull’altare, era stata posta una statua di cera confitta di spilli che lo rappresentava) e, più tardi di Enrico IV.
Del resto, secondo il teologo spagnolo Mariana, ogni mezzo è buono per sterminare coloro che si allontanano dall’ortodossia religiosa e politica (tranne, concede magnanimamente, il veleno a effetto lento).
Chi visita a Terni il Palazzo Spada sarà dapprima stupito di vedere, come gloriose vittorie della fede, l’affresco che rappresenta La battaglia di Lepanto (1571) assieme a quello che raffigura La notte di San Bartolomeo (1572), quando in Francia, nel giro di poche ore, vennero trucidati tremila ugonotti da parte della Lega cattolica.
Non dimentichiamo mai, pensando ad altre culture, il cammino plurisecolare, compiuto dalla nostra civiltà per arrivare all’attuale situazione, in cui sono gradualmente cambiati non solo il cristianesimo, nel quale la misericordia si coniuga sempre più con il perdono e l’amore, ma anche gli Stati e la politica.
In essi, specie nel caso delle democrazie, sono stati adottati, da un lato, i valori della tolleranza e del “diritto mite” e, dall’altro, gli istituti dell’amnistia e dell’indulto accanto, in vari paesi, a quello dell’abolizione della pena di morte.
Il richiamo alla misericordia non influirà tuttavia – se non di riflesso e in maniera strumentale – sulla condotta della politica, che obbedisce a una logica di potere. Può, tuttavia, incidere, grazie all’“uso civile della religione”, sulla coscienza delle persone e di alcune comunità, inducendole ad abbandonare l’odio e il risentimento e a smussare, se non certo a superare, conflitti, manifesti e latenti.
Specie sul piano morale e religioso, la misericordia costituisce attualmente un possibile antidoto alle dolorose incomprensioni che lacerano i popoli e gli individui, una risposta all’esigenza di un nuovo inizio, di un “da capo” che non dimentichi il passato, ma tolga ai torti perpetrati e subiti, il loro peso schiacciante. Non è detto che possa convertire i terroristi, ma può, comunque, rafforzare gli anticorpi dei cittadini e dei fedeli (magari musulmani) nei loro confronti.