Corriere 3.12.15
L’elogio della semplicità in un’architettura maestosa
Ai Magi preferisce i pecorai: è l’etica della Controriforma
di Chiara Vanzetto
Ogni volta una sorpresa, una storia da raccontare, un incontro nuovo: come da tradizione decembrina anche quest’anno Palazzo Marino apre le porte ad un grande capolavoro d’arte, che arriva da lontano e rimane più di un mese a libera disposizione della città. Un’operazione promossa per l’edizione 2015 da Comune di Milano-Cultura, partner istituzionale Intesa Sanpaolo e sostegno di La Rinascente, e realizzata da Palazzo Reale con Città di Fermo – Pinacoteca Civica in collaborazione con Gallerie d’Italia di Piazza Scala.
Dopo Leonardo e Caravaggio, Tiziano e De La Tour, Raffaello e Canova, l’autore prescelto è Pieter Paul Rubens, massimo maestro del Seicento fiammingo. Ma non si tratta di un’opera che viene dal Nord. La sua folgorante Adorazione dei pastori , esposta in Sala Alessi con un allestimento che evoca un altare barocco, arriva da Fermo, nelle Marche: perché dal 1600 al 1608 Rubens, umanista oltre che pittore, ha vissuto qui, in Italia, imbevendosi della nostra cultura. Uno splendido dipinto, sempre rimasto nella sua collocazione originaria, dove è stato ritrovato e riconosciuto nel 1927 dal geniale connaisseur Roberto Longhi. A testimoniare che il nostro Paese è un immenso museo diffuso, dove anche i centri storici meno frequentati conservano tesori nascosti.
«Perché scegliere Rubens? Sicuramente per dare al pubblico un’anticipazione della grande mostra che Palazzo Reale gli dedicherà nell’ottobre 2016 — chiarisce il curatore Anna Lo Bianco, storico dell’arte —. Ma soprattutto perché la sua pittura è straordinaria: un universo complesso e immediato, maestoso e umanissimo al tempo stesso. In particolare questa pala è un’opera cardine nell’itinerario rubensiano: riassume tutte le sue esperienze italiane e contiene in nuce gli sviluppi della sua maniera». Un’opera anche ben documentata grazie al carteggio tra i committenti, i Padri della Confraternita degli Oratoriani, colti e aperti alle novità: da questa fonte sappiamo che Rubens, lasciato libero di esprimersi, la esegue di getto e in breve tempo, tra marzo e giugno del 1608, poco prima di ritornare ad Anversa. «Ha vissuto a Mantova, Genova, Venezia, Roma. Si è immerso nell’arte italiana dall’antichità romana al contemporaneo, che all’epoca era rappresentato da Caravaggio — spiega Stefano Zuffi, autore di uno dei saggi in catalogo come Giovanni Morale e Cecilia Paolini —. L’intenso notturno dell’Adorazione è ispirato a Correggio e al naturalismo lombardo, alcune pose si rifanno a modelli classici, la stesura pittorica risente del cromatismo di Tiziano, atmosfera e luci sono d’impronta caravaggesca. Ma poi il risultato è attuale e personalissimo: siamo di fronte alla prima pala di gusto barocco concepita in Italia, caratterizzata da contrasti, dinamismi, teatralità, pathos, stupore». Uno stile e un’iconografia del tutto innovativi. Che però ben si accordano col clima religioso della tarda Controriforma, nota Zuffi, quando al soggetto aristocratico e signorile dell’Adorazione dei Magi si preferisce la devozione più schietta e popolare dell’Adorazione dei pastori. Una scelta tematica significativa anche oggi, per confermare con pacatezza e serenità le nostre radici cristiane e permettere a tutti di conoscerne le tradizioni. «Tradizioni che si collegano direttamente alla storia e alla ritualità ambrosiana — commenta Giovanni Morale — in cui si sottolinea l’importanza dell’Avvento e del Natale come momento d’incontro tra divinità e umanità». Come ogni anno, il pubblico sarà accompagnato nella visione del capolavoro da un filmato realizzato per l’occasione e dalle esperte guide di Civita, che ha collaborato all’organizzazione della mostra.