giovedì 5 novembre 2015

Repubblica 5.11.15
L’amaca
di Michele Serra


Brutto, davvero brutto quel “lui sa che io so” con il quale Corradino Mineo allunga oltre la misura del lecito la sua lite con Renzi, alludendo alla “subalternità” del premier a una “donna bella”(una signora alla quale l’aspetto fisico viene rimproverato, in altri modi, tanto quanto a Rosy Bindi). Mineo non fa il nome, perché chi allude sceglie di muoversi nell’ombra e non in piena luce. Il problema (per Mineo) è che anche la migliore causa, anche la più lampante ragione, non reggono il disdoro dell’allusione sessuale, che ricade, sempre e comunque, sull’alludente. Nella fattispecie le tante buone ragioni di Mineo (per esempio che Renzi sia egoriferito fino a essere sospettabile di dispotismo) diventano poca cosa di fronte al clamore sollevato dal pettegolezzo. Demerito massimo del pettegolo è proprio questo errore di inquadratura, con il dettaglio che abusa di ogni altra immagine e si divora la scena tutta intera. E un’altra cosa, va detta. Quanto è maschile, questa chiacchiera mezzo livorosa mezzo ammiccante. Non ho memoria di donne che, in politica, l’abbiano buttata così in vacca; mi viene in mente solo una lite a pesci in faccia tra la Mussolini e la Carfagna, però pittoresca, più Spaccanapoli che altro, cose che si dicono tra i panni stesi, da una finestra all’altra. Ma qui: come può una persona intelligente come Mineo lasciarsi uscire di bocca una cosaccia del genere, se non perché tra maschi siamo sempre sospettabili di avere una mentalità da caserma?