Repubblica 25.11.15
Marina Sereni
“Più che a Napoli il problema è al Nazareno”
intervista di Giuseppe Alberto Falci
ROMA. «Il vero problema di Matteo Renzi è il Pd. Un partito immobile. Diviso ancora in correnti. E quello che sta succedendo a Napoli, con la candidatura di Bassolino, ne è l’ennesima prova». Marina Sereni, vice presidente della Camera, prima tessera da giovane quella del Pci, con una esperienza maturata nei Ds di Piero Fassino e oggi nel Pd di Matteo Renzi, prova a ragionare su quello che si sta consumando all’interno del Nazereno. In una pausa dei lavori d’aula, seduta in un divanetto di Montecitorio, Sereni individua le criticità e consiglia la ricetta utile al premier-segretario per far ripartire la macchina.
Presidente, si registra una differenza di passo tra il Renzi premier e il Renzi segretario: il primo scattante, il secondo una tartaruga. È solo un’impressione?
«Facciamo una premessa: il governo marcia spedito, le riforme si fanno. Ma il problema del partito c’è e va risolto al più presto. Matteo Richetti ha sbagliato nei toni e nella forma a criticare il premier, però...».
Ha centrato la questione?
«Sì, non si può lavorare sempre in emergenza. Gli ultimi episodi parlano chiaro: prima Vincenzo De Luca, poi Ignazio Marino, passando per Rosario Crocetta in Sicilia, e infine oggi Antonio Bassolino, ci dicono che bisogna subito mettere mano al partito».
Secondo lei è forse arrivato il momento che Renzi lasci la guida del partito?
«Il problema non è il doppio incarico di Renzi e la sua leadership indiscussa. Da sempre nel Pd le decisioni vengono prese dal vertice, trascurando le dinamiche territoriali. Anche con Pier Luigi Bersani, segretario dal 2009 al 2013, era così. Il partito di Renzi è figlio di quella stagione».
Riconosce però che nel Pd ci siano problemi di organizzazione?
«La segreteria non si riunisce mai. È un dato di fatto che, senza la presenza di Renzi, questo organismo non riesce a espletare la sua funzione».
Insomma, non bastano due vice segretari?
«Non sono sufficienti».
Allora quale sarebbe la soluzione?
«È necessario che dopo la sessione di bilancio Renzi ridisegni il governo, a partire dalle caselle vacanti, individui una squadra di fedelissimi per la segreteria, che possano lavorare in autonomia dal premier. E, infine, proceda con il rinnovo delle presidenze di commissione del Senato».
L’ultimo scontro è sulla candidatura di Antonio Bassolino. Cosa ne pensa? È giusto vietare all’ex sindaco di candidarsi?
«Io non mi fermerei su Bassolino. A Napoli, il nodo è la mancanza di una alternativa a quella dell’ex governatore».