giovedì 19 novembre 2015

Repubblica 19.11.15
Landini sul Jobs Act “Serve referendum per cancellarlo”
di Luisa Grion


ROMA Cancellare il Jobs Act con un referendum perché «quando le leggi sono sbagliate bisogna cambiarle». Così Maurizio Landini, il leader della Fiom, rilancia uno dei temi centrali della manifestazione nazionale che i metalmeccanici della Cgil hanno in programma fra 48 ore a Roma. «Serve un referendum abrogativo per una legge che rende più semplici i licenziamenti e non crea nuovi posti di lavoro» ha detto.
La via per decidere se intraprendere o meno una consultazione che, se avviata, potrebbe comunque avvenire solo nel 2017 è d’altra parte già tracciata. Pochi giorni fa , infatti, il direttivo della Cgil ha deciso - con un voto a maggioranza - che consulterà gli scritti sulla possibilità di indire un referendum abrogativo su quelle parti del Jobs Act che contraddicono il nuovo Statuto dei lavoratori (il cui testo sarà presentato a dicembre e a sua volta sottoposto al voto degli iscritti). La consultazione si terrà dal metà di gennaio a fine febbraio.
Jobs Act a parte, Landini, di suo, avanza però l’ipotesi di estendere la richiesta referendaria anche alla riforma della scuola. «Personalmente - ha spiegato - penso che dovremmo valutare con attenzione quello che sta succedendo» attorno ad una legge «sbagliata» che non garantisce a tutti il diritto allo studio.
Convinzione della Fiom è che «il governo non abbia assolutamente il consenso della maggioranza degli italiani». Del resto, ha precisato il suo leader «nessuno dei provvedimenti che ha messo in campo è mai stato sottoposto al parere degli interes- sati».
Provocazione che il ministro del Lavoro Giuliano Poletti non raccoglie. «Ogni organizzazione ha la propria libertà e responsabilità. Io continuo a pensare che la riforma del lavoro sia un bene per il nostro Paese. Lo confermano le istituzioni internazionali, i numeri dei nuovi assunti a tempo indeterminato e gli investitori internazionali ». Quanto al fatto che in certi casi, fra sgravi contenuti nella legge di Stabilità e Jobs Act, possa essere conveniente assumere e poi licenziare (come sostiene uno studio Uil) il ministro assicura che così non è. «Licenziare non conviene ed è irragionevole - commenta - Oggi il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti costa meno degli altri contratti a tempo determinato». Infatti, ha aggiunto, di quel tipo di contratto «ad oggi c’è n’è più di un milione ».