Il Sole Domenica 22.11.15
Pino Corrias
Martello nella dolce Roma
di Michele de Mieri
Finita la lettura di Dormiremo da vecchi di Pino Corrias viene automatico pensare che una volta la profonda provincia italiana portava in dono a Roma il genio ironico di Flaiano, o quello onirico di Fellini, e oggi invece le tocca, sempre più spesso, il genio megalomane, cocainomane e affarista di un Oscar Martello, da Serravalle Scrivia, il protagonista di questo romanzo sulla società dello spettacolo in salsa matriciana. Nella città sempre prossima (da millenni) all’implosione finale, nell’Urbe dove il sindaco marziano (e un po’ megalomane pure lui) viene licenziato, di fatto dal quotidiano e dal partito che lo hanno sostenuto ed eletto, e non dagli elettori, stavolta davvero comparse di una produzione cine-elettorale alla Oscar Martello, il mondo della piccola Roma Babilonia di Corrias fa quasi sorridere, di sicuro diverte. L’ascesa sociale, che per gli aspiranti attori, sceneggiatori e produttori è il passaggio dai bilocali angusti e bui al mondo terrazzato con tanto di imperdibili feste, si compie anche commettendo qualche peccato iniziale - consideratelo il biglietto da pagare per accedere al reality di «Dolceroma». Per Oscar Martello, agli inizi pure lui aspirante attore, dopo una brevissima parentesi col teatro d’avanguardia conclusasi con una scazzottata nientemeno che con Julian Beck, sì quello del Living Theatre, fare lo spacciatore del mondo dello spettacolo è stato il primo passo, poi uno alla volta altri gradini sono stati scalati. Imbrogli, sesso e spregiudicatezza l’hanno portato a diventare il produttore davanti al quale trema (e sniffa) tutta la Roma cinematografara. Dopo annate di terribili serie televisive con cui ha ingrassato i palinsesti e i suoi conti off-shore, Oscar Martello è ormai dedito solo al cinema, ad una grandeur spaccona la cui massima aspirazione sarebbe l’acquisto dell’intera Cinecittà (compreso perciò il mitico teatro cinque, luogo del sogno felliniano). Tra lui e questo sogno per ora si ci è messo di mezzo No, non mi arrendo!, il suo ultimo e brutto film che sta per uscire nelle sale e che potrebbe rallentare e compromettere il suo ruolo egemone in quella che fu Hollywood sul Tevere. Che fare di questo filmone in cui un’impacciata Jacaranda Rizzi, l’attrice del momento (più per bellezza che per bravura), recita il ruolo di una donna che si vendica da sola della mafia che le ha ucciso per sbaglio il marito? Oscar Martello chiama in suo aiuto Andrea Serrano, sceneggiatore che ha sognato di scrivere altro ma che alla fine è stato sedotto dai vizi di Roma, dalla sua grande bellezza e dai soldi facili della televisione. Questo è il terzetto sui cui ruota Dormiremo da vecchi, una divertente e insieme cupa satira della Roma Cafonal arricchita da alcuni mirabili ritratti di contorno: registi, agenti, promoter, sotto sotto segretari, tutte comparse fissate in poche mirabili parole di presentazione o inchiodate con una battuta riferita da un altro simile ad una festa, un ritratto preciso e spietato di un mondo dove tutti, baciandosi e facendosi complimenti, odiano tutti. Oscar Martello ha sul groppone le 400 copie del film e deve fare in modo che non sia smontato dopo tre giorni dalle sale; da vecchio truffatore organizza la scomparsa di Jacaranda Rizzi, mette in giro voci secondo cui l’attrice, per il suo ruolo simbolo ricoperto nel film, potrebbe essere sotto minaccia mafiosa. Andate a vedere cosa succede, come va a finire, in mezzo a colpi di scena e a fuochi neo-neroniani, la grande commedia nera di un’altra faccia della Roma dei nostri giorni che si aggiunge a quelle criminali, poi del “mondo di mezzo” e infine vaticana, tra prelati in attici d’oro (povero Martello, verrebbe da dire) e abati alle prese con festini sadomaso. A Roma succede sempre che la realtà ottenga la meglio anche sulla più ardita fantasia.
Pino Corrias, Dormiremo da vecchi, Chiarelettere, Milano, pagg. 252, € 16,90