mercoledì 18 novembre 2015

Il Sole 18.11.15
La nuova «santa alleanza»
di Alberto Negri


Come già avvenne a Parigi 200 anni fa, nel 1815, nasce una sorta di nuova “santa alleanza” contro il Califfato: russi e francesi bombardano insieme Raqqa e le postazioni dell’Isis. Kissinger sosteneva che in Medio Oriente non fosse possibile “fare la guerra senza l’Egitto e la pace senza la Siria”. Oggi si potrebbe dire che in Siria non si può fare la guerra al Califfato senza la Russia e l’Iran, due Paesi sotto sanzioni in attesa fremente di essere sdoganati. Ma di fronte all’emergenza di un conflitto in cui gli americani hanno ribadito che non vogliono mettere gli stivali sul terreno, così come del resto gli altri esitanti alleati europei della Francia, il presidente Hollande si è rivolto a Putin che incontrerà, due giorni dopo Obama, il 26 novembre a Mosca.
Il mondo improvvisamente cambia quando si devono impugnare le armi.Hollande ha avuto un colloquio telefonico anche con Hassan Rohani che aveva annullato la sua visita in Francia a seguito degli attentati di Parigi. «L’Iran è pronto ad assumere qualunque iniziativa, anche a una cooperazione di intelligence con la Francia, contro i terroristi», ha dichiarato il presidente iraniano.Teheran ha colto così al volo l’occasione di dare una mano al Paese occidentale che pur di concludere lucrosi contratti militari con l’Arabia Saudita (aerei e centrali atomiche) aveva posto i maggiori ostacoli alla firma dell’accordo sul nucleare con l’Iran, l’incubo di Riad e delle monarchie del Golfo. Ma gli iraniani, amanti veraci della realpolitik, non serbano inutili rancori: sono a un passo dalla cancellazione delle sanzioni, la guerra al Califfato pesa per le perdite umane e finanziarie e loro stanno per rientrare nel grande giro internazionale.
Un po’ meno flessibile è Assad che sulla cooperazione nell’intelligence ricatta la Francia, che alleandosi con la Turchia e i sauditi del resto lo voleva morto già nel 2011. Le petromonarchie del Golfo si mangiano le unghie: in Siria la loro guerra per procura contro Teheran, maggiore alleato di Damasco, rischia di naufragare come quasi tutti i tentativi ostili alla Repubblica islamica. Finanziando il raìs iracheno con 50 miliardi di dollari, pensavano di far fuori gli ayatollah in poche settimane, lo stesso calcolo sbagliato che hanno fatto con Assad: il risultato allora furono otto anni di stragi e un milione di morti.
Entrando direttamente in guerra in Siria, Putin ha fatto la mossa del cavallo spiazzando tutti. La presenza militare russa aveva provocato sconquassi nelle cancellerie occidentali, mentre sollevavano minori inquietudini le nefandezze dell’Isis e dei qaedisti di Jabhat Nusra. Mosca aveva tentato di coinvolgere Oba ma nella sua campagna anti-Califfato rilanciando l’idea di una coalizione internazionale anti-terrorismo. Respinta allora al mittente questa coalizione sta diventando una realtà. La Duma ha chiesto di formare un fronte anti-terrorismo simile a quello anti-Hitler: Raqqa, nei bollettini militari di Mosca, ormai è quasi come Stalingrado e Putin, bollato come il macellaio dell’Ucraina, è diventato l’alfiere di una guerra di civiltà. Come cambia il mondo