il manifesto 13.11.15
Coppie di fatto e non di patto
Report Istat 2014. Le coppie italiane scelgono sempre più la convivenza (oltre un milione, il doppio del 2008) e sempre meno il matrimonio
Un bimbo su quattro nasce da non coniugati
Il ministro Orlando: «Unioni civili, esigenza politica entro l’anno»
Da Radio Vaticana l’attacco del Forum delle famiglie: «Le nozze totalmente delegittimate»
di Gilda Maussier
Di fatto e non di patto. Malgrado l’assenza di diritti acquisiti, le coppie italiane scelgono sempre più la convivenza (oltre un milione di unioni more uxorio nel 2014: il doppio del 2008 e quasi 10 volte in più che nel 1994 per i celibi e le nubili) e sempre meno il matrimonio. Che solo al Sud si celebra ancora in maggioranza con rito religioso. I giovani, in particolare, sono i più scettici rispetto alle nozze e nel 2014 più di un bambino su quattro è nato da genitori non coniugati. E a calare sono soprattutto le prime nozze. In sostanza, è più facile che ci riprovi chi ha fallito precedenti matrimoni, che ormai durano non più di 16 anni in media, e quelli più recenti sempre meno.
L’Istat lo chiama «processo di secolarizzazione dei comportamenti familiari» degli italiani. E in effetti, oltre alla crisi, alla precarizzazione delle vite, al calo delle nascite e dunque alla conseguente diminuzione della popolazione giovanile, sembrerebbe proprio che il trend descritto nel report «Matrimoni separazioni e divorzi 2014» segua anche il passo della modernizzazione, dell’emancipazione culturale e della liberazione dai retaggi religiosi. E non appaia come una contraddizione — anzi, è una conferma — il fatto che i matrimoni celebrati con riti religiosi siano più stabili di quelli civili.
Il trend si conferma in discesa: nel 2014 sono stati celebrati quasi 190 mila matrimoni, circa 4.300 in meno rispetto all’anno precedente, anche se il calo è più contenuto rispetto alle 10 mila nozze in meno l’anno del quinquennio 2009–2013. La “crisi” riguarda soprattutto le prime nozze tra cittadini italiani (oltre il 76% in meno negli ultimi 5 anni, in calo del 25% dal 2008 per gli under 35). I matrimoni civili superano quelli religiosi al Nord (55%) e al Centro (51%). «Se nel 1995 una sola regione (il Trentino) aveva una quota di matrimoni civili di italiani superiore al 20%, venti anni dopo solo 4 regioni si trovano al di sotto di tale soglia: Puglia (17,9%), Molise (17,3%), Basilicata (12,3%) e Calabria (10,9%)», si legge nel Report Istat. Le unioni in cui almeno uno dei due sposi è straniero (prevalentemente la donna, una su due cittadina dell’Est Europa) sono circa 24 mila, in calo di 1.850 unità sul 2013. Ma la «flessione più marcata», tra i matrimoni misti, è quella con spose italiane.
«Meno matrimoni, meno divorzi», riferisce l’Istat. Nel 2014 le separazioni sono state 89.303 e i divorzi 52.355. «Se da un lato i matrimoni risultano in diminuzione negli ultimi 20 anni, dall’altro le separazioni sono aumentate del 70,7% e i divorzi sono quasi raddoppiati. Questo trend registra nel periodo più recente un rallentamento: le separazioni nel 2014 sono a livelli pressoché analoghi a quelli medi degli ultimi 4 anni, mentre i divorzi del 2014 sono circa 2 mila in meno rispetto al 2008» Ma se le separazioni sono più frequenti al Nord, l’incremento è maggiore al Sud. E avvengono per l’uomo in media a 47 anni e per le donne a 44, ma sono in aumento quelle tra coniugi ultrasessantenni. Il 76,2% delle separazioni e il 65,4% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli, ma l’affido è condiviso per scelta nell’89,4% dei casi.
L’Associazione matrimonialisti italiani spiega che a cambiare sono anche i motivi di divorzio: «Ben il 30% ha come causa problemi sessuali». Ma per il Forum delle Associazioni Familiari «il matrimonio è stato totalmente delegittimato — è il commento rilasciato ai microfoni di Radio Vaticana — È come se non ci fosse più la consapevolezza che fare famiglia ha un livello di cittadinanza pubblica. Quel pezzo di carta purtroppo non serve a niente». Il problema per gli ultrà cattolici ovviamente sta nel riconoscimento delle unioni civili.
«Un vuoto» legislativo, come lo ha chiamato ieri il Guardasigilli Andrea Orlando ricordando che così «dice la Corte di Strasburgo»: «Ma al di là di questo — aggiunge — credo sia un’esigenza politica. Credo che questi riconoscimenti possano avere un’approvazione trasversale, come successo per divorzio e aborto. E spero che questo tema sia affrontato subito dopo la legge di Stabilità, entro l’anno».