Corriere La Lettura 29.11.15
Chi erano
Marisa Scarpignato
archeologa presso la Soprintendenza Archeologia dell’Umbria
Per anni si è parlato di un «mistero etrusco», alimentato anche da fonti antiche. Dionigi di Alicarnasso definisce gli Etruschi un popolo «a nessun’altra stirpe simile». Ma oggi, se è vero che la loro lingua presenta lati ancora oscuri, non può certo definirsi misteriosa. Il processo formativo degli Etruschi si consolida dal X al IX secolo a.C., quando nascono i primi aggregati, specie sulla fascia costiera tirrenica, dove sorgeranno Tarquinia, Vulci, Cerveteri, Veio, Vetulonia, Populonia. Dalla seconda metà dell’VIII e per tutto il VII secolo a.C. gli scambi con l’Egitto, la Siria, la Fenicia, l’Anatolia fanno giungere in Etruria oggetti preziosi per la classe dominante; nello stesso tempo dalla Grecia l’uso della scrittura si diffonde in Etruria, adattando l’alfabeto di tipo greco occidentale alle esigenze locali. L’espansione etrusca dura fino al 474 a.C., quando Siracusa diventa padrona del Tirreno. I centri della costa iniziano così un lento declino, mentre si assiste a una fioritura delle città interne (Chiusi, Cortona, Volsinii -Orvieto, Perugia, Arezzo). In seguito, la romanizzazione è graduale e interessa le singole città etrusche, incapaci di organizzarsi in coalizioni di fronte al pericolo comune. Veio cade nel 396 a.C., nel 264 a.C. viene distrutta Volsinii , sede del Fanum Voltumnae , il santuario federale politico e religioso. La cultura romana si diffonde quindi in Etruria, tanto che nel I sec. d.C. il latino è dominante e l’etrusco, ormai «lingua morta», diviene materia di studio per i giovani romani di rango elevato
L’autrice