giovedì 5 novembre 2015

Corriere 5.11.15
«Non è un totem». Renzi apre sull’Italicum
Il premier non esclude una modifica per attribuire il premio alla coalizione anziché alla lista Ncd applaude
I Cinque Stelle: si regola sui sondaggi, interverrà solo se è utile per fermarci
di Marco Galluzzo

ROMA Sulla legge elettorale «non esistono totem ideologici». Matteo Renzi risponde a Bruno Vespa (nel suo ultimo libro) e lascia aperto uno spiraglio.
Finora ha sempre difeso a spada tratta la sua legge elettorale, quella fortemente voluta, ampiamente rivendicata, capace secondo i suoi detrattori di consegnare un Parlamento quasi monocolore a un Pd in buona forma elettorale, quando sarà. Ora invece Renzi sembra aprire alle richieste che da mesi gli arrivano sia dai suoi alleati, in primo luogo l’Ncd di Alfano, sia da Forza Italia.
Il punto è sempre lo stesso: il premio alla lista, quello che al premier sta bene e che quasi tutti gli altri faticano a digerire. Bruno Vespa chiede se esiste la possibilità di un cambiamento, ovvero che il ballottaggio si faccia tra coalizioni, Renzi risponde così: «Non ci sto ripensando. Io preferisco il premio alla lista. È più logico, è in linea con il partito a vocazione maggioritaria, che è la natura del Pd. Poi è ovvio che non abbiamo totem ideologici. Nessuna legge da sola garantisce la governabilità. È il sistema politico che deve farlo».
L’interpretazione prevalente ha carattere diplomatico: Renzi non vuole sembrare un dittatore, gli fa comodo lasciare una porta aperta, in questo modo fa felici sia l’Ncd (Fabrizio Cicchitto dirà che le parole del premier «hanno un notevole rilievo»), sia la sinistra di Sel sia quella interna al Pd. Se quest’ultima dovesse sganciarsi, se nascesse una «cosa» rossa a sinistra del Pd avrebbe comunque la possibilità di «rientrare», in sede elettorale, al secondo turno.
Ma c’è anche da dire che lo stesso Renzi dice apertamente di non avere cambiato idea: il premio alla lista previsto dalla nuova legge elettorale, il cosiddetto Italicum, è a suo giudizio quello che maggiormente garantisce la certezza della vittoria dopo il voto. «Questa legge, grazie ai ballottaggi, garantisce la certezza della vittoria. I candidati nei collegi dovranno tornare a guardare in faccia gli elettori, mentre prima veniva eletto il numero 27 di una lista che nessuno, magari, aveva mai visto. A dimostrazione che prima di oggi il sistema non ha mai funzionato, ci sono 63 governi e 27 presidenti del Consiglio in meno di settant’anni», è la sintesi del presidente del Consiglio.
La nuova legge elettorale approvata a maggio prevede un premio di maggioranza alla Camera per la lista che prende almeno il 40% dei voti al primo turno o vince il ballottaggio. Ai piani alti del Pd giudicano la mossa di Renzi meramente tattica: nessun accordo è stato fatto con Alfano, se ne parlerà seriamente solo dopo il referendum confermativo delle riforme istituzionali. Con una postilla: «Se andiamo con l’Ncd perdiamo a sinistra, se andiamo con Sel facciamo un regalo alla Lega, meglio correre da soli e lasciare tutto com’è».
Danilo Toninelli, capogruppo M5S in Commissione Affari costituzionali alla Camera, la vede invece in questo modo: «Il totem di Renzi è il sondaggio — prosegue Toninelli — se i sondaggi diranno che M5S vince al secondo turno allora modificherà l’Italicum. Tutto si deciderà dopo le elezioni comunali di primavera. Se M5S vincerà al secondo turno in qualche grande città Renzi sposterà il premio di maggioranza dal partito alla coalizione».