Corriere 30.11.15
La mossa d’Israele Ue esclusa dai colloqui per la pace
di Francesco Battistini
Maledetta etichetta. Il premier israeliano Bibi Netanyahu l’aveva promesso e passate tre settimane, un ritardo dovuto all’emergenza europea sul fronte terrorismo, ha consumato la sua prima, piccola vendetta: escludere l’Unione Europea da ogni colloquio e negoziato futuro sul processo di pace coi palestinesi. Verranno sospesi i «contatti diplomatici» con le istituzioni europee coinvolte nel processo di pace, anche se verranno mantenuti quelli bilaterali coi Paesi di maggior peso nel dialogo con Ramallah: Germania, Francia e Gran Bretagna (il comunicato non cita l’Italia). Questo significa che dai tavoli verrà tolta solo la bandiera stellata dell’Europa, non certo quella d’interlocutori preziosi che storicamente vi partecipano. Si esclude inoltre che vengano toccati dalla sospensione i progetti di cooperazione, sia quelli europei che quelli dei singoli Stati. Lo strappo nasce dalla decisone della Commissione di Bruxelles, presa dopo almeno un decennio di discussioni, di stampare d’ora in poi la dicitura «prodotto israeliano dei Territori palestinesi occupati» (o qualcosa di simile) sulle etichette dei formaggi, del design, dell’ortofrutta, dei vini e di tutti i beni esposti nei supermercati europei: un obbligo di trasparenza verso chi non vuole acquistare merci provenienti dalle colonie illegali in Cisgiordania. «Una dovuta informazione al consumatore», avevano cercato di minimizzare dall’Ue. «Un boicottaggio bell’e buono d’Israele», avevano subito protestato da Gerusalemme. La misura israeliana era in qualche modo attesa e, prevedono molti diplomatici, non avrà grandi ripercussioni nell’immediato. Primo, perché i prodotti etichettati non superano un valore di 50 milioni di euro (su 14 miliardi d’interscambio). Secondo perché l’Ue da anni ha un ruolo marginale nei negoziati israelo-palestinesi. E infine, cosa più importante, perché i negoziati non ci sono .