Repubblica 17.10.15
Lo scandalo
L’Atac di Roma è al centro delle indagini di Rafafele Cantone.
S’indaga su cinque anni di affidamenti di appalti senza gareCosì ti trucco il bus i costi senza regole nel bestiario Atac
Affidamenti diretti , consulenze per milioni E forniture frazionate per aggirare i vincoli
di Daniele Autieri e Carlo Bonini
ROMA Come è stato possibile che Atac, la municipalizzata per la mobilità di Roma, abbia affidato senza gara il 90 per cento dei 2 miliardi e 200 milioni di appalti chiusi tra il 2011 e il 2015? L’inchiesta dell’Autorità Nazionale Anticorruzione – che per altro si prepara a trasmettere i documenti e i dati raccolti alla Corte dei Conti e alla Procura, dove sta per essere chiusa l’indagine per peculato a carico di sette ex manager dell’Azienda, tra cui l’ex ad Gioacchino Gabbuti accusato di aver trasferito contanti a San Marino – precipita quel che resta della dirigenza dell’Azienda nel panico e costringe i suoi uffici a provare a mettere insieme una prima risposta pubblica. Che così viene argomentata in un lungo comunicato: «Il 23 settembre scorso, Atac ha chiaramente riferito all’azionista (il Comune di Roma e la Giunta Marino ndr.) i fatti salienti della gestione 2013-2015, informando che l’azienda effettua ogni anno circa 2.500 procedure di gara, oltre il 95% delle quali online, attraverso il ricorso alla piattaforma acquisti, con conseguente completa tracciabilità dei processi in ogni fase. Tale piattaforma assicura un alto livello di trasparenza ed economicità, allargando la platea dei fornitori e quindi incoraggiando la concorrenza». E ancora: «Tra luglio 2013 e agosto 2015 sono state pubblicate 5.327 gare per un valore pari a euro 536.042.000, con aggiudicazione ad un ribasso medio di circa il 26 %. Inoltre emerge che il dato medio degli affidamenti diretti è minore dell’1%. Nello specifico delle forniture nell’anno 2014, le procedure con evidenza pubblica (aperta) ammontano a oltre il 90%».
Detto altrimenti, l’Anac avrebbe preso un colossale granchio, il Comune (leggi l’ex assessore ai trasporti Stefano Esposito) non può fingere di essere stato ingannato e dell’Azienda non c’è che da essere fieri. Peccato che una verifica con fonti qualificate di Anac documenti l’opposto. «I dati relativi al 90% di affidamenti diretti – spiega uno dei funzionari al lavoro sul dossier – sono né più e né meno che le informazioni che la stessa Atac ha inserito nella nostra banca dati. È Atac che ha indicato quali appalti sono stati chiusi con affidamento diretto e quali con gara. E il dato è che il 90% sono stati con procedura negoziata». E quel «95 per cento di “gare online”» allora? «La procedura telematica – prosegue la fonte - è uno strumento che non definisce l’iter. Atac definisce “gare” quelli che sono in realtà affidamenti diretti».
IL GIOCO DELLO SPEZZETTAMENTO
C’è di più. E per certi versi di peggio. Dai tabulati estrapolati da Anac che documentano il dettaglio di ciascun appalto affidato da Atac con procedura negoziata emerge il frequente “frazionamento” delle forniture o dei servizi sotto la soglia dei 40mila euro (oltre la quale scatta l’obbligo di gara). Il che dimostrerebbe la consapevolezza dell’Azienda di dover aggirare l’ostacolo della trasparenza con un trucco formale.
Come del resto, in almeno un’occasione, è stato documentato. Quando nell’aprile del 2014 gli ispettori del ministero dell’Economia scoprono che Atac svolge annualmente oltre 2.000 procedure al di sotto dei 40mila euro. E altre, sopra soglia, sempre con affidamento diretto. Tra queste, una valanga di consulenze, affidate soprattutto dal settore legale. Una procedura di cui beneficiano anche le più note società di consulenza: Kpmg ottiene due affidamenti diretti, uno da 132mila e l’altro da 121mila euro; Bain & Company ne prende almeno tre (due da 99mila e uno da 115mila euro); nel 2013 Banca Finnat ne ottiene addirittura uno da 710mila euro. Gli studi di avvocati non sono da meno. Tra il 2011 e il 2013 lo studio Leone supporta l’ufficio acquisti in modo sistematico: 151 consulenze in tre anni, dai 3 ai 40mila euro. Una prassi che negli ultimi due anni è stata dismessa.
IL GASOLIO SCALDATO
Tra i bandi più costosi c’è la fornitura di carburante per i mezzi. Un appalto da svariate decine di milioni di euro che solo poco tempo fa è stato riassegnato. Prima dell’ultima razionalizzazione, una commissione interna di Atac scoprì che prima dei rifornimenti il gasolio veniva scaldato. Serviva a far aumentare il volume del combustibile e permetteva al fornitore di addebitare all’azienda una quantità di gasolio maggiore di quella effettivamente rifornita.
LA STAMPA DEI BIGLIETTI
Né va meglio anche quando le gare vengono indette. È del 2012 il bando per la stampa dei biglietti. La commessa vale 8,9 milioni. La scoperta stupefacente, al momento della lettura del capitolato, è l’inserimento di una condizione ineludibile per l’aggiudicazione: l’azienda che stamperà i biglietti deve avere il suo stabilimento nella regione Lazio. E alla gara, di società “laziali”, ne partecipa una sola, che naturalmente vince. Sarà un ricorso al Tar dei concorrenti francesi che annullerà l’assegnazione.
LE PULIZIE D’ORO
Per non parlare dei servizi di pulizia di autobus e metropolitane per il periodo 2011-2014. Una commessa da 95 milioni. L’associazione di imprese che si aggiudica l’appalto vince con un ribasso minimo del 3% rispetto alla base d’asta. Peccato avesse vinto una gara identica per un’azienda del gruppo FS con un ribasso del 17%. Ma Atac è come il marchese del Grillo. Non chiede sconti. O paga o non paga.
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