sabato 17 ottobre 2015

Repubblica 17.10.15
Enrico Rossi
“Gli errori del passato vanno corretti quella bozza va bene”
intervista di Francesco Bei


ROMA Enrico Rossi, presidente Pd della Toscana, ha visto le novità del Pd sulle primarie?
«La bozza di regolamento mi sembra che vada nella direzione giusta. Sono sempre stato convinto della necessità di istituire un albo degli elettori per evitare che ai gazebo si avvicinasse chicchessia con il rischio di interferenze esterne».
Come avvenuto in Liguria, ad esempio. Per non parlare delle file di cinesi o di rom ai gazebo del Pd.
Con questa modifica si eviteranno?
«Penso di sì, dobbiamo correggere gli errori del passato. Abbiamo avuto problemi seri e le primarie, da strumento di partecipazione, sono diventate uno strumento della cattiva politica. Adesso tuttavia dobbiamo stare attenti a non dimenticare gli iscritti».
Nel nuovo regolamento gli iscritti sono chiamati a scegliere il segretario regionale. Non basta?
«Mi sembra un po’ pochino. Bisogna riconoscere loro un diritto in più, altrimenti che senso ha prendere la tessera?».
E cosa dovrebbero fare?
«Prendere esempio dal Nord Europa, dove l’iscritto ha il diritto di essere consultato sulprogramma. Altrimenti c’è il rischio di arrivare a un modello di partito dove il leader si confronta con una massa indistinta di cittadini che sono chiamati solo una volta ai gazebo. Ma c’è un’altra modifica che andrebbe introdotta ».
Quale?
«Le democrazie funzionano se si ricostruiscono i partiti. Oltre al leader c’è bisogno di un’elaborazione collettiva che può avvenire soltanto attraverso la fatica di un partito che discute ».
Renzi dice che il Pd oggi discute come non ha mai fatto prima, ci sono state decine di direzioni...
«Ecco il punto. Che senso hanno queste direzioni, parlo anche a livello locale, composte da centinaia di membri? Sarebbe necessario pensare a dei luoghi che siano veramente delle sedi di discussione. Un livello intermedio tra la direzione pletorica e lo staff del segretario: magari un direttivo di 20-25 persone, di estrazione politica e culturale diversa, dove ci si possa confrontare veramente, per poi arrivare a una sintesi. Altrimenti la politica si riduce a leadership e marketing ».
Primarie a Roma e Milano.
Farle o no?
«Farle sempre, senza eccezioni. Guai se togliamo ai cittadini il diritto di scegliersi il candidato, rinnegheremmo la natura del Pd. Ma nel caso di primarie di coalizione mi sembra fondamentale che si arrivi a una candidatura unica del Pd. Evitando però una scelta solitaria del leader».