La Stampa 31.10.15
L’Osservatore Romano e i vescovi: uno-due micidiale contro Ignazio
Bagnasco: “A Roma serve un’amministrazione all’altezza”
di Giacomo Galeazzi
A 5 giorni dalla «Lettera alla città» in cui il Vicariato chiederà un cambio di classe dirigente nella capitale, ieri doppia stoccata a Ignazio Marino dalla Santa Sede. Prima il leader Cei, poi l’Osservatore Romano. Uno-due micidiale.
L’emergenza del Giubileo
Il malumore e la preoccupazione nei sacri palazzi sono diventati esplicita denuncia. Nelle ultime settimane tra le due sponde del Tevere hanno pesato le troppe incertezze sull’Anno Santo. E l’impressione del «bene comune trascurato». Vani i tentativi di Marino di ricucire con le gerarchie ecclesiastiche. «Roma ha bisogno di un’amministrazione, della guida che merita, è una città che merita moltissimo, specie in vista del Giubileo alle porte- avverte Angelo Bagnasco a Radio Vaticana-. Ci auguriamo che Roma possa procedere a testa alta e con grande efficienza». Rincara la dose l’Osservatore Romano.
«Sta assumendo contorni di farsa la vicenda legata alle dimissioni: resta il danno, anche di immagine, a una città abituata nella storia a vederne di tutti i colori, ma raramente esposta a simili vicende». E «non esiste più in aula una maggioranza disposta a sostenerlo», mentre «è confermato che Marino è indagato per peculato nella vicenda degli scontrini». Un macigno.
L’affondo dei vescovi
Per il quotidiano dei vescovi, Avvenire ritirare le dimissioni è stata «la mossa disperata e ardita di un sindaco narciso, troppo pieno di sè e rimasto senza mezza giunta: uno scenario mai visto per la capitale». E adesso sistemare mobilità e accoglienza è una corsa contro il tempo.
Da giorni il cardinale vicario Agostino Vallini getta acqua sul fuoco. «Roma sarà pronta per l’8 dicembre, sono fiducioso: c’è al lavoro il comitato di coordinamento guidato dall’arcivescovo Rino Fisichella, in contatto con comune, regione, prefettura e governo per affrontare i temi concreti che emergono», osserva Vallini. «Fisichella dice di non essere preoccupato: ci rendiamo conto della situazione, ma Roma è capace di fare miracoli». Il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin era intervenuto sulle dimissioni: «Non credo che mettano a rischio i lavori per il Giubileo, si può andare avanti con una certa serenità». Per la sicurezza, dicono in Curia, «il referente è il Viminale, non cambia nulla».
Distanza dal Campidoglio
Il gelo tra il comune e la Chiesa risale alla trascrizione in Campidoglio un anno fa, con tanto di cerimonia pubblica, delle nozze gay celebrate all’estero. Una distanza accentuata dalla presenza, ritenuta «inopportuna», di Marino all’incontro tra il Papa e le famiglie negli Usa. L’espressione decisa del Pontefice («Non l’ho invitato io, chiaro?») suonava già come un addio senza neanche la stretta di mano. Per rendere ancora più chiaro l’avviso di sfratto sono arrivate ieri le stoccate del capo dei vescovi e dei quotidiani della Santa Sede e della Cei. Game over.