mercoledì 28 ottobre 2015

La Stampa 28.10.15
“Tra di noi c’è chi balla e canta
Attenzione alle incomprensioni”
Il chitarrista convertito: anche il Profeta ascoltava musica
di M. T. M.


Si è convertito all’Islam dieci anni fa Giorgio Aladin Cocilovo, chitarrista milanese che ha suonato con Mia Martini, Enzo Jannacci e tanti altri artisti di primo piano. E continua. Musica leggera italiana, nell’orchestra del Festival di San Remo, per esempio, ma anche musica tradizionale islamica. «Abbiamo un gruppo, il Sukun Ensemble con cui facciamo concerti che sono testimonianze spirituali, occasioni - racconta dopo aver terminato una lezione in una scuola - per testimoniare il valore di una tradizione religiosa al di là delle parole. Che a volte creano ostacoli».
Maestro, lei è la prova che Islam e musica non sono nemici...
«Basta accendere la tivù su un qualsiasi canale nordafricano per sentire musica da mattina a sera. E i musulmani che vivono qui sono continuamente sintonizzati. No, non c’è davvero un problema reale».
Però ci sono resistenze.
«C’è attenzione perché certi “hadith”, detti del Profeta che fanno parte degli insegnamenti, ispirano attenzione sulla musica. Questo ha stimolato approfondimenti dottrinali, anche nei secoli passati, sulla liceità o meno della musica».
Si è arrivati a qualche certezza?
«Si sa che nell’Egira, quando il Profeta è arrivato a Medina, la popolazione l’ha accolto intonando canti festosi che sono rimasti nella memoria collettiva dell’Islam. E ci sono detti e testimonianze di chi vide il Profeta ascoltare musica con grande soddisfazione».
Ma allora da dove derivano le chiusure? Solo ieri il ministero della Cultura iraniano ha affrancato la musica dalle interpretazioni più restrittive della legge islamica affermando che, secondo alcuni studiosi, non c’è un problema nelle esibizioni di cantanti soliste, a meno che non vi sia immoralità nella canzone...
«Infatti, non bisogna interpretare i detti sulla musica in modo superficiale, com’è stato fatto».
La musica per i musulmani radicali indurrebbe a comportamenti sconvenienti. Questa è la loro interpretazione?
«Ci sarebbe la possibilità in determinate situazioni, ma allora si dovrebbe dire che non bisogna frequentare ambienti poco raccomandabili. Ribadisco, nei Paesi musulmani si fa musica ovunque, le confraternite fanno musica, ci sono i dervisci danzanti, si studia in scuole di musica tradizionale islamica».
Che cosa pensa di quanto è capitato nella scuola di Torino?
«Che suonare per i bambini è una grande occasione per socializzare, conoscersi. Magari in tutte le scuole si insegnasse violino o violoncello».