venerdì 9 ottobre 2015

Il Sole 9.10.15
Iraq e Afghanistan
Pinotti: le decisioni sui Tornado dipenderanno dagli impegni complessivi
L’incognita Libia sulle scelte italiane
di Ge.P.

Decidere se armare i Tornado in Iraq o se rimanere in Afghanistan anche dopo il 31 gennaio 2016 dipenderà dagli impegni complessivi dell’Italia nelle missioni all’estero. Lo ha rilevato il ministro della Difesa, Roberta Pinotti a conclusione della ministeriale Nato tenutasi a Bruxelles. Parole che lasciano immaginare un vero “rimescolamento” nei prossimi mesi delle forze disponibili per gli impegni internazionali. Molto dipenderà dalla partecipazione italiana e dall’eventuale guida di una nuova “coalition of the willings” per la stabilizzazione della Libia una volta formato un Governo di coalizione.
Pinotti ha confermato che all’Italia «è stato chiesto un impegno più forte» nella coalizione anti-Isis e «valuterà» l’ipotesi di armare i quattro Tornado schierati nella coalizione da sottoporre comunque al voto del Parlamento «quando si avrà il quadro di tutto quanto sta avvenendo sul terreno tenendo conto tanto delle richieste quanto dell’impegno complessivo dell’Italia nei vari teatri, che è sempre tra i più rilevanti». Sui raid aerei in Siria la Pinotti ha ammesso che «la mancanza di un dialogo strategico con la Russia è un problema». Anche il capo del Pentagono Ashton Carter avrebbe manifestato l’altro ieri alla Pinotti la volontà da parte americana di «trovare un luogo dove avere un dialogo strategico per il futuro con la Russia con la quale per le azioni in Siria attualmente c’è una situazione di coordinamento solo tecnico».
Quanto al futuro il ministro Pinotti ha ricordato che si deciderà «tenendo conto di tutti gli impegni», che non sono pochi. L’Italia continua infatti ad essere impegnata in Afghanistan (ancora 750 uomini presenti ad Herat), nei Balcani, in Libano (1100 uomini con Unifil), in missioni importanti nel Mediterraneo e nella coalizione anti-Isis con un importante dispositivo (i quattro Tornado e i droni Praedator con 225 uomini dell’aviazione, un centinaio tra carabinieri e addestratori a Baghdad, forniture militari ai peshmerga curdi). Molto dipenderà anche dai tempi di rientro dei militari attualmente impegnati ad Herat in Afghanistan. Ieri se ne è parlato durante la riunione della Nato e alcuni Paesi dell’Alleanza hanno già dato la loro disponibilità a rimanere in Afghanistan anche nel 2016.