martedì 6 ottobre 2015

Il Sole 6.10.15
Parla Patrick Dewar, executive vicepresident di Lockheed Martin International
«L’Italia si è impegnata a prendere 32 F-35»
di G. D.


«L’F-35 è un programma di grande successo. La produzione sta andando molto bene. Spero che l’Aeronautica italiana sia sostenuta dal governo e abbia tutti gli aerei che richiede. Si sono impegnati a comprarne 32 finora, sui 91 totali previsti». Patrick Dewar, executive vicepresident di Lockheed Martin International, è a Roma per discutere le collaborazioni industriali con l’Italia del primo gruppo mondiale della difesa. I temi politici e strategici si intrecciano con affari miliardari. Dewar parteciperà a un dibattito «sulle sfide della sicurezza» in Europa e nel Mediterraneo. «Vengo due volte all’anno in Italia. Abbiamo relazioni molto strette con Finmeccanica e Fincantieri. Vedrò esponenti dell’industria e del governo», spiega al Sole 24 Ore. Il dirigente americano riferisce che gli argomenti principali della collaborazione con l’Italia, oltre al controverso e costoso programma del cacciabombardiere F-35, sono il programma missilistico Meads di difesa antiaerea e antimissile, la collaborazione per le navi militari con Fincantieri, la possibilità di utilizzare «sistemi multimissione di sorveglianza aerea per i flussi di migranti nel Sud del Mediterraneo». Lockheed tiene molto al programma F-35. L’Italia è partner industriale e nella fabbrica di Cameri (Novara) è previsto l’assemblaggio dei cacciabombardieri comprati dai governi di Italia e all’Olanda, più la produzione di un certo numero di ali per tutto il programma. A Cameri è stata affidata anche la manutenzione pesante dei velivoli che saranno dislocati in Europa, compresi quelli delle forze americane o di altri partner Nato. «A Cameri con l’F-35 ci sarà lavoro per 30-40 anni», dicono gli uomini di Lockheed. A patto che l’Italia mantenga gli impegni a comprare i nuovi cacciabombardieri.
La novità riferita da Dewar è che «l’Italia si è impegnata a prendere 32 F-35, finora». Sarebbe a dire molto più degli 8 aerei per i quali, a livello ufficiale, l’Italia finora risultava aver firmato il conratto di acquisto. Sul dossier le autorità italiane mantengono il riserbo a causa delle polemiche sui costi dell’acquisto dei 91 aerei previsti, costi stimati in circa 12 miliardi di euro. Secondo una mozione approvata alcuni mesi fa dal Parlamento, la spesa complessiva dovrebbe essere dimezzata. Ma la mozione non ha indicato una somma precisa, né il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha detto che questo significherà una riduzione del numero degli aerei da comprare dopo che, nel governo Monti, l’allora ministro Giampaolo Di Paola aveva tagliato il totale a 91 F-35, dai 130 iniziali. «Finora Lockheed ha consegnato 130 velivoli F-35, in prevalenza alle forze armate negli Stati Uniti. Il corpo dei Marine ha dichiarato a fine luglio la capacità operativa», dice Dewar.
Altro tema sul tavolo è il Meads, un programma di difesa missilistica sviluppato dagli Stati Uniti insieme a Italia e Germania. Lockheed collabora con Mbda, la società missilistica europea partecipata anche da Finmeccanica (con il 25%), della quale possiedono il 37,5% ciascuno la britannica Bae Systems e la francotedesca Airbus Group. Per il Meads sono stati spesi finora più di 4,2 miliardi di dollari, l’Italia ha contribuito con circa 600 milioni di euro. Il programma sembrava tramontato perché nel 2011 gli Stati Uniti si sono ritirati dal progetto, ideato per sostituire i missili Patriot della Raytheon.
Ma l’industria cerca di rivitalizzarlo cercando “clienti” in Europa. In aprile la Polonia ha scelto il nuovo Patriot, mentre in giugno il governo tedesco ha deciso di acquisire il sistema basato sulle tecnologie del Meads. «La Germania è molto concentrata sul Meads e ci sono altri paesi interessati. Stiamo lavorando da vicino con i partner di Mbda _ dice Dewar _ per fare una proposta al governo tedesco per un programma di produzione». Prima di arrivare alla produzione, servirebbero nuovi fondi pubblici.