sabato 17 ottobre 2015

il manifesto 17.10.15
8 euro lordi, statali in rivolta
Finanziaria. Sindacati pubblico impiego e scuola compatti: "Una provocazione 8 euro al mese lordi di aumento". il manifesto 17.10.15
Cgil, Cisl, Uil e Cobas critici anche sulla flessibilità in uscita per i futuri pensionati e i mancati fondi per il Mezzogiorno. Bersani: da cambiare tetto contante a 3mila euro e Imu-Tasi tagliata a ville e castelli.
di Riccardo Chiari


ROMA Una «provocazione». Di fronte all’aumento salariale medio di 8 euro lordi al mese, contenuto nel ddl di stabilità, per i 3,2 milioni di addetti nella scuola e negli altri comparti del pubblico impiego, i sindacati confederali di categoria annunciano «mobilitazioni durissime». Mentre i Cobas della scuola confermano per il 13 novembre uno sciopero «che vogliamo unitario come a maggio-giugno e con una manifestazione nazionale». Aspettando risposta almeno sullo sciopero da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda.
Anche su altri aspetti del ddl di stabilità, come la flessibilità in uscita per i pensionati e gli impegni, in gran parte disattesi, per il Mezzogiorno, le mosse del governo sembrano riunire Cgil e Uil da una parte e Cisl dall’altra.
«L’evasione nel nostro paese è un fenomeno colossale,negli Stati Uniti, se vai a pagare un albergo in contanti chiamano lo sceriffo»
Pierluigi Bersani
Mentre dentro il Pd le critiche maggiori al ddl riguardano il taglio Imu-Tasi anche per i proprietari di ville e castelli, e il tetto dei contanti portato da 1.000 a 3.000 euro: «Questa decisione dobbiamo correggerla — avverte Pierluigi Bersani — perché dà un segnale molto preoccupante. L’evasione nel nostro paese è un fenomeno colossale, non è il caso di aggredirlo con meccanismi terroristici ma con gli strumenti di oggi, a cominciare dalla tracciabilità dei pagamenti. Negli Stati Uniti, se vai a pagare un albergo in contanti chiamano lo sceriffo».
Invitata a Radio anch’io, Susanna Camusso sintetizza così il ddl di stabilità : «Una manovra espansiva solo per alcuni – osserva la segretaria generale della Cgil — e mediamente non con tutta quella parte fondamentale per la crescita del paese che si chiama mondo del lavoro». Il ministro Poletti controbatte: «Io penso che nel merito la manovra dovrebbe essere apprezzata». Ma anche Uil e Cisl appaiono molto fredde su alcuni punti: «Sui tre argomenti principali, mi pare, abbiamo una impostazione unitaria – osserva il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo – e sono il contratto dei dipendenti pubblici, la flessibilità in uscita per i pensionati e il Sud. Vedremo».
Chi non aspetta nemmeno mezza giornata sono le Funzioni pubbliche: «I 300 milioni, che poi diventano 200 a fine serata, della “stabilità” elettorale del governo, non sono un contratto ma una mancia – attaccano Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Nicola Turco per Fp-Cgil, Cisl-Fp Uil-Fpl e Uilpa — dietro la decisione di non finanziare il rinnovo del contratto di più di 3,2 milioni di lavoratori è nascosta una scelta politica precisa: aumentare il conflitto sociale e professionale, eliminare la motivazione, mortificare la competenza e la dedizione al servizio delle comunità. Noi diciamo no». Con la benedizione della leader cislina Anna Maria Furlan.
Dicono no anche i Cobas, che con Piero Bernocchi riepilogano lo stato delle cose: «Dopo sei anni di blocco contrattuale, a fronte di una perdita di almeno il 20% di salario, tra i 250 e i 300 euro, ai lavoratori della scuola e del restante pubblico impiego viene “offerto” un aumento salariale medio di 8 euro lordi al mese. E’ un’offerta grottesca». Non è finita: «Derisoria è anche la proposta che viene fatta ai lavoratori prigionieri della legge Fornero — segnala Bernocchi — non ci sarà alcun anticipo del pensionamento ma, se proprio lo desiderano, dopo i 63 anni potranno auto-dimezzarsi lo stipendio, già misero, lavorando in part-time. In aggiunta, la legge impone il solito, insopportabile taglio alla sanità e quello a strutture, servizi e posti di lavoro nella pubblica amministrazione, quell’impoverimento di altri 7 miliardi di euro celato sotto l’apparentemente tecnica definizione di spending review».
Sul disegno di legge la minoranza Pd farà emendamenti in particolare sul taglio Imu-Tasi, e sul tetto dei contanti portato a 3.000 euro: «Uno che ha 3mila euro per fare un acquisto ha sicuramente la carta di credito in tasca – osserva in proposito Pierluigi Bersani – è che non vuole usarla. Semplificazione? E’ più semplice usare la carta di credito che sfogliare 3mila euro in contanti».
E sulla cancellazione dell’Imu: «Era più giusto fare come il governo Prodi. Dobbiamo esentare le fasce più deboli. Ma perché devo regalare 2mila e 800 euro al padrone di un palazzo, mentre una famiglia che ha un modesto appartamento in periferia ci guadagna solo 150 euro?».
In tarda serata da palazzo Chigi si fa sapere che il testo del ddl deve essere ancora consegnato al parlamento: «Fantasiose bozze e misure riportate dagli organi di stampa sono, perciò, assolutamente lontane dalla realtà». A occhio, il riferimento è a una presunta multa di 500 euro per chi non paga il canone Rai. Che, sempre a occhio, avrà grosse difficoltà ad essere inserito nella bolletta elettrica, così come dice di voler fare il governo.