martedì 6 ottobre 2015

Corriere 6.10.15
Riconoscimento delle coppie gay, favorevoli tre italiani su quattro.
Divisi a metà tra matrimonio e unioni civili. Anche la maggioranza dei cattolici dice sì
dui Nando Pagnoncelli


N ell’anno intercorso tra il Sinodo straordinario sulla famiglia del 2014 e il Sinodo Generale del 2015 si è molto discusso della famiglia, a tutti i livelli: tra presbiteri e laici, tra credenti e non credenti, tra teologi e prelati. I media hanno puntualmente riportato le posizioni a favore e contro le aperture emerse nel confronto suscitato dal cammino sinodale.
Eppure, a distanza di un anno e nonostante la forte risonanza mediatica del tema, le opinioni degli italiani non sono affatto cambiate, come si può notare analizzando i risultati del sondaggio odierno. Vediamoli in dettaglio, iniziando dalla concezione della famiglia: il campione si divide tra coloro che ritengono che «per famiglia si intende una qualunque coppia legata da affetto che intenda vivere insieme» (50%, in calo di 3% rispetto al 2014) e coloro che considerano famiglia una coppia composta da un uomo e una donna sposati (27%) o non sposati (22%, +4%). L’accezione più tradizionale (uomo e donna uniti dal matrimonio) prevale solo tra le persone di età superiore a 60 anni, tra i fedeli assidui (partecipano alla messa con frequenza elevata) e tra gli elettori centristi.
Riguardo alle coppie di fatto, eterosessuali o omosessuali, come già riscontrammo lo scorso anno la maggioranza assoluta è del parere che la legislazione italiana sia arretrata (52%, in flessione del 4%), mentre uno su quattro ritiene che l’Italia abbia un giusto approccio al problema, né troppo avanzato né troppo arretrato e il 14% considera troppo permissiva la situazione nel nostro Paese. La percezione di arretratezza prevale tra tutti gli elettorati, con valori più elevati tra quelli del Movimento 5 stelle e del Pd. Nel merito delle coppie omosessuali, il sondaggio registra una lieve spostamento delle opinioni a favore al matrimonio (dal 35% al 37%) rispetto alle unioni civili (scese dal 39% al 37%), mentre si mantiene stabile la quota dei contrari sia all’uno che alle altre (22%), confermando il consenso largo (74%) e trasversale ad una regolazione del tema.
La discussione all’interno del mondo ecclesiale ha riguardato soprattutto la possibilità di ammettere al sacramento dell’eucarestia le coppie divorziate. È una questione estremamente delicata perché investe il dogma dell’indissolubilità del matrimonio. Ebbene, anche in questo caso la maggioranza assoluta degli italiani (55%) si dichiara molto a favore di questa proposta e a costoro si aggiunge un 28% abbastanza favorevole. Solo il 13% risulta poco o per nulla d’accordo. Il consenso prevale largamente anche tra i fedeli assidui e tra quelli saltuari.
A fronte di posizioni molto nette espresse dagli italiani a favore di alcune aperture, l’opinione pubblica si mostra molto divisa rispetto al possibile esito del Sinodo: secondo il 48% prevarranno le posizioni più tradizionali e conservatrici mentre il 41% si aspetta l’affermazione di quelle più aperte e innovatrici. Alla luce di quanto emerso dal sondaggio si possono avanzare alcune considerazioni:
1.Come detto, le opinioni degli italiani non sembrano cambiare nonostante il vivace dibattito di questi mesi: è probabile che alcuni fenomeni (le coppie di fatto, le coppie divorziate, l’omosessualità) siano considerati molto meno distanti dai cittadini rispetto al passato. E, come sempre, quando si passa da un livello generale e teorico ad uno legato alle persone che si conoscono e si frequentano nella vita di tutti i giorni, le opinioni cambiano. La relazione con coloro che vivono queste situazioni induce atteggiamenti di comprensione e talora di condivisione della difficoltà e del disagio che molti di loro vivono: questo aspetto prevale sulle autorevoli dissertazioni dei teologi anche tra molti credenti.
2.La previsione che nel Sinodo possano prevalere le posizioni più tradizionali potrebbe avere riflessi sulla fiducia nella Chiesa che, come è noto, risulta significativamente aumentata dopo l’elezione di papa Francesco. C’è il rischio di uno scollamento tra i credenti, sempre più vicini al papa e in sintonia con le sue posizioni, e la Chiesa identificata con la gerarchia ecclesiastica. E nel mezzo c’è la chiesa «prossima», fatta di sacerdoti che operano nel territorio, molti dei quali, da tempo e indipendentemente dalle posizioni ufficiali, esprimono comprensione e misericordia, mentre altri risultano chiusi e intransigenti.
3.Nell’agenda del governo Renzi c’è la legge sulle coppie di fatto e le unioni civili. Si tratta di un banco di prova importante che, tenuto conto della elevata aspettativa di intervento su questa materia e della trasversalità delle opinioni tra i diversi elettorati (sia pure con accentuazioni e sensibilità diverse), potrebbe consolidare la ripresa di fiducia nell’esecutivo.