lunedì 26 ottobre 2015

Corriere 26.10.15
Blair si scusa per l’Iraq ma dimentica le sue bugie
di Fabio Cavalera


Tony Blair, intervistato dalla Cnn, ammette che gli «errori di pianificazione» della guerra in Iraq e «di valutazione su ciò che sarebbe accaduto una volta rimosso il regime» sono una delle cause della nascita e del rafforzamento dell’Isis. Per tale motivo, e pur non pentendosi di avere abbattuto Saddam, l’ex premier laburista «chiede scusa». Quello che appare come un significativo mea culpa altro non è che un’operazione preventiva, tanto chiara quanto subdola: sulla testa di Blair pende la relazione della commissione Chilcot incaricata di indagare sulle circostanze che indussero Londra a seguire gli Usa. Le considerazioni finali saranno rese pubbliche fra qualche settimana ma la sostanza è nota e contiene una dura censura dell’operato di Blair il quale avrebbe dato il suo assenso alle operazioni già nella primavera del 2002 e non nel 2003, alla vigilia della guerra, come da lui stesso più volte giurato.
L’ex premier è sempre stato un uomo coraggioso, assumendosi la responsabilità di scelte anche impopolari. Virtù dei leader. Però sulla questione Iraq scivola pesantemente. Tony Blair si è in continuazione dichiarato molto tormentato sul via libera che, a suo dire, fu dato a Bush negli ultimi giorni di fronte all’impossibilità della mediazione diplomatica. La commissione d’inchiesta lo smentisce. Downing Street, un anno prima dell’intervento, aveva battezzato l’avventura degli Stati Uniti.
Le scuse di Blair sono importanti perché, alla luce del fenomeno Isis, sono l’ammissione di un sostanziale fallimento. Ma sono anche il tentativo maldestro di offuscare la grande verità, che è semplice: Blair ha raccontato il falso. Aveva il diritto di rivendicare la sua decisione di affiancare gli Usa sin dal 2002. Ha invece finto di non sapere e, addirittura, adesso scarica la colpa sui rapporti «sbagliati» dell’intelligence. Chiede scusa «dimenticando» di essere stato un bugiardo.