lunedì 28 settembre 2015

Repubblica 28.9.15
La fedeltà al principio speranza 
di Massimo Cacciari
Gli storici, meglio e più di compagni e colleghi, potranno aiutare a comprendere il ruolo civile e culturale svolto da Ingrao nel nostro Paese, ruolo che trascende di gran lunga l’importanza della sua figura politica e istituzionale. Io che lo conobbi prima come dirigente impegnato in una battaglia decisiva dentro il suo partito e poi come presidente della Camera durante anni tragici — e che da allora più da lui mi allontanavo per tanti aspetti nelle idee e nelle scelte e più lo stimavo e più l’ho sentito umanamente prossimo — vorrei ricordarlo con un’espressione sola: “Ingrao o della fedeltà”. Le personalità di grande formato hanno una parte da coprire, possono interpretarla diversamente, ma rimane quella. Il loro posto assume il carattere di un destino, spesso drammatico, ma è quello che devono tenere. Come si continua a restare in una lingua, in una nazione, in una cultura, nonostante tutto. Ingrao non si è mai arreso alla moda. Ciò può anche portare a errori: è possibile prender per mode anche aspetti di grandi, complessive trasformazioni. Ma l’essenziale è certo non illudersi che la vana moda sia chissà quale novitas , caratteristica principe della stupidità. Il “destino”’ che Ingrao sentiva in sé era quello di rappresentare il “principio speranza”, irriducibile alla prassi delle “modificazioni” permanenti, nella sinistra italiana. In questo senso Ingrao ha lottato per riformare questo Paese senza essere un riformista. Non si costruiscono “ismi” con le riforme, pena il fissare la prassi riformista come un limite ideologicamente insuperabile. Contro tale dogmatismo Ingrao, anche il poeta Ingrao, ha sempre combattuto.