Repubblica 27.9.15
“La famiglia è in pericolo” il manifesto per il sinodo dei cardinali conservatori
Da Ruini a Caffarra, undici prelati di peso rispondono alle aperture di Bergoglio: “No alla comunione ai divorziati e alle nozze gay. Fermiamo questa fase di disfacimento”
di Paolo Rodari
Carlo Caffarra, teologo specialista della famiglia, è stato nominato membro della Congregazione per le cause dei santi. Camillo Ruini, vicario della diocesi di Roma fino al 2008, ha guidato la Conferenza episcopale per 16 anni
CITTÀ DEL VATICANO Alla «fase di disfacimento che non ha eguali nella storia» nella quale sono entrati nel mondo occidentale «il concetto di matrimonio come anche l’istituzione della famiglia», undici cardinali rispondono con un libro, le cui bozze sono state lette da Repubblica , appositamente scritto in vista dell’imminente Sinodo. “Matrimonio e famiglia. Prospettive pastorali di undici cardinali” (Cantagalli) è il titolo di un lavoro che, nella sua tesi, risponde alle due relazioni con cui il cardinale Walter Kasper aprì nel 2014 alla comunione ai divorziati risposati. Non possumus è, nella sostanza, la risposta che Caffarra, Cleemis, Cordes, Duka, Eijk, Meisner, Onaiyekan, Rouco Varela, Ruini, Sarah e Urosa Savino mettono in pagina. «Ma tiene a precisare Winfried Aymans, curatore del libro il volume non è contro Francesco né contro Kasper e le posizioni di quest’ultimo più aperte. Piuttosto, in scia al Papa che ha incoraggiato la libera discussione su tali tematiche in seno alla Chiesa, ha lo scopo di offrire un contributo per un confronto che nell’aula sinodale avrà il suo momento clou. Il Sinodo, infatti, non è un Parlamento dove fazioni contrapposte combattono la propria battaglia, ma è un luogo di comunione nel quale ogni sensibilità ha diritto di esistenza».
Comunque sia gli undici, fra loro esponenti di peso della curia romana e pastori di grandi diocesi, non lasciano spazio ad aperture. E anzi, si oppongono a chi, come il presidente della commissione pastorale della conferenza episcopale tedesca, il vescovo di Osnabrück Franz-Josef Bode, ha chiesto sui divorziati risposati un «cambio di paradigma». È il cardinale Cordes a dire che Bode è ricorso «a munizioni pesanti» quando ha messo in campo, per sostenere la sua tesi, la Costituzione conciliare Gaudium et spes per spiegare come vita e dottrina non dovrebbero mai essere completamente separate. Eppure, incalza ancora Cordes, «l’appello di Bode a un cambio di prospettiva non è né originale né utile». Perché «l’ordinamento della Chiesa deve restare fedele al Vangelo e non ha il diritto di deformarlo». E ancora: «I divorziati risposati hanno infranto un inequivocabile comandamento di Gesù e vivono una situazione che contraddice in maniera oggettiva il volere di Dio. Ecco perché non possono ricevere l’eucaristia». L’unica soluzione per “risolvere” il problema è, per Cordes, la «comunione spirituale».
Al fondo delle tesi degli undici sembra esserci un approccio negativo al fenomeno della secolarizzazione. Essa, più che un’opportunità, è per loro un qualcosa da combattere. Nella società occidentale secolarizzata – scrive il cardinale Sarah –, «la dimensione della tristezza rivela la profondità della ferita inflitta alla verità e alla felicità umana. Le leggi sulle unioni omosessuali sfidano il buon senso, le statistiche sul divorzio rivelano una vera e propria “epidemia” e mostrano la fragilità di ogni impegno». A tal riguardo per Sarah «la Chiesa deve svolgere un’azione urgente di evangelizzazione».
Il “no” forse più netto alla comunione ai divorziati risposati viene dal cardinale Eijk, arcivescovo di Utrecht. La concessione della comunione è un pericolo da evitare. Perché «una volta accettata, accetteremo pure che il mutuo dono degli sposi non debba essere totale, né a livello spirituale, né a livello fisico. Conseguentemente saremmo costretti a cambiare la dottrina della Chiesa riguardante il matrimonio e la sessualità». Così «indeboliremmo i nostri argomenti intrinseci contro l’adulterio in genere. Abbandonando l’esigenza della totalità e reciprocità del dono (della paternità e della maternità, ndr ), dovremmo accettare l’uso dei contraccettivi». Così «saremmo costretti ad accettare anche atti sessuali assolutamente non diretti alla procreazione come quelli omosessuali». Tutto questo, sostiene Eijk, discende dalla prima concessione: l’eucaristia ai divorziati. «Non è in questione – chiosa Ruini – una loro colpa personale (dei divorziati risposati, ndr ) ma lo stato in cui oggettivamente si trovano». Certo, «ciò non significa che ogni possibilità di sviluppo sia preclusa. Una strada che appare percorribile è quella della revisione dei processi di nullità del matrimonio». Strada, da pochi giorni, percorsa da Francesco.