sabato 26 settembre 2015

Repubblica 26.9.15
Nomine, Cantone ferma Zingaretti
L’Autorità anticorruzione applica la legge Severino e sospende per tre mesi il governatore dalla possibilità di assegnare incarichi amministrativi. La misura dopo la designazione “incompatibile” di Giovanni Agresti all’Ipab
di Liana Milella


ROMA Cantone versus Zingaretti. Lo zar Anticorruzione contro il presidente della Regione Lazio. Sospeso per tre mesi il suo potere di fare nomine amministrative. Una sanzione pesante, ma resa obbligatoria dalla legge Severino. La colpa: una scelta, quella di Giovanni Agresti a commissario straordinario dell’Ipab di Gaeta, fatta da Zingaretti senza verificare eventuali incompatibilità. Che invece c’erano tutte, visto che Agresti è anche amministratore di una società, la Gest- Var, che gestisce due cliniche private. Lui lo segnala nel curriculum vitae, ma si guarda bene dal mettere in evidenza che entrambe le cliniche sono in rapporti con la Regione Lazio.
Da 24 ore una tegola, politicamente pesante, è precipitata sulla testa del dem Zingaretti. L’Anac, l’Autorità Anticorruzione presieduta dall’ex pm Raffaele Cantone, gli ha recapitato la delibera assunta all’unanimità giovedì mattina. Undici pagine che ricostruiscono, con incalzanti dettagli, la storia di una nomina fatta dal presidente della Regione Lazio senza verificare preventivamente se Agresti avesse effettivamente tutti i titoli per diventare commissario dell’Ipab Ss. Annunziata, un ente di diritto pubblico che si occupa di assistenza e beneficenza.
Ma nell’atto d’accusa — che diventerà operativo solo quando la decisione sarà sottoscritta dalla responsabile dell’Anticorruzione della Regione Lazio Giuditta Del Borrello — pesano anche le note di Cantone sulla legge Severino e sul meccanismo obbligatorio della sospensione. Il 5 settembre un analogo provvedimento aveva colpito il governatore della Calabria Mario Oliverio sempre per via di un commissario nominato in una Asl di Reggio Calabria. Inevitabile, quindi, anche quello di Zingaretti, che ha chiesto di essere sentito e di poter esercitare il suo diritto di difesa. Cantone però riscontra «non poche criticità nella legge», già segnalate al Parlamento il 10 giugno e il 9 settembre, a partire «dalla sanzione fissa, e quindi non graduabile, che riguarda gli incarichi». Zingaretti insomma, in base alla legge vigente, non può che essere sospeso per via di una nomina disavveduta. A chiederlo è anche, con un esposto all’Anac del 25 agosto, la grillina Valentina Corrado. Perché Zingaretti è “colpevole”? L’atto di accusa firmato da Cantone lo spiega così: «L’Authority ritiene che non basti a far ritenere insussistente la colpa della nomina il rilascio, da parte del nominando Agresti, della dichiarazione di assenti cause di inconferibilità». Perché «quella dichiarazione non può far venir meno il dovere di accertare i requisiti necessari alla nomina e in particolare uno, l’assenza di cause di incompatibilità che rappresenta una chiara esplicazione concreta del principio costituzionale di imparzialità e buon andamento dell’amministrazione ». Zingaretti, e per lui quantomeno gli uffici che hanno lavorato alla nomina Ipab, avrebbero dovuto verificare bene le eventuali incompatibilità di Agresti. Un obbligo che non è ancora entrato nel Dna dei pubblici amministratori nonostante le leggi anticorruzione.
La storia, puntigliosamente ricostruita dall’Anac, non lascia dubbi. Il 17 febbraio la nomina di Agresti a commissario straordinario, incarico di per sé delicato. Il 24 il direttore dell’Ipab Giovanni Caprio, pure nella veste di responsabile anticorruzione, rivela che Agresti è incompatibile. Scattano le verifiche di Giuditta Del Borrello, definite «scrupolose» dall’Anac, che portano tre mesi dopo a certificare l’anomalia. L’11 giugno Agresti si dimette. Il 3 luglio si dimette pure il suo accusatore Caprio, di cui l’Anac segnala «stranezze nella gestione dell’Ipab » perché beni e servizi «sono stati attribuiti alla fondazione Alzaia il cui direttore è sempre Caprio», con un «sospetto conflitto d’interesse».
Tant’è. Adesso la palla è nelle mani della responsabile anticorruzione Del Borrello, che si becca una ramanzina da Cantone perché non approfondisce i motivi per cui Agresti non chiarì subito la sua posizione. Sarà lei, dopo aver sentito Zingaretti, a procedere alla sua sospensione. E qui c’è un’altra anomalia della legge Severino, perché toccherà a una dipendente della Regione stessa sospendere ufficialmente il suo presidente.