La Stampa 22.9.15
Operare un latitante non è reato
Assolti dalla Cassazione due medici campani che curarono un camorrista ferito in un conflitto a fuoco durante un regolamento di conti, senza denunciarlo e senza stilare il referto, operandolo nella sua abitazione. Ad avviso degli ermellini, il diritto alla salute prevale sulle esigenze di giustizia. Annullate le condanne per favoreggiamento nonostante non fosse stato stilato nemmeno il referto. Per la Cassazione, «nell’intersecarsi di esigenze tutte costituzionalmente correlate (il diritto alla salute per un verso, cui si contrappone l’interesse pubblico sotteso ad un puntuale esercizio dell’attività di amministrazione della giustizia ed all’accertamento di fatti penalmente sanzionati), i valori legati alla integrità fisica rendono necessariamente recessivi quelli contrapposti e finiscono per imporre comunque l’intervento sanitario». I due medici prosciolti, Luigi A. e Mario T. che si erano prodigati ad assistere a domicilio un camorrista senza mettere a rischio la sua clandestinità. Il primo camice bianco aveva ricevuto la richiesta d’aiuto per telefono e dato che l’intervento necessario era «estraneo alle sue competenze», aveva girato il caso a un collega chirurgo dopo averlo avvertito che la famiglia della persona interessata «non era buona».