martedì 1 settembre 2015

La Stampa 1.9.15
Code in autostrada, stop ai treni; fra Austria e Ungheria è il caos
Controllati i Tir uno per uno: transiti alle frontiere bloccati


I militari hanno lavorato tutta la giornata di domenica. Il muro è quasi finito. Adesso c’è il filo spinato anche nella parte superiore. Renderà molto più complicato scavalcarlo. L’Ungheria sta per chiudere il confine con la Serbia: 175 chilometri. Erano la porta nord orientale d’Europa. Adesso sono uno spazio militarizzato dove tutto può succedere. «I lavori preliminari sono ultimati», ha dichiarato il portavoce del governo.
Può andarti bene, può andarti male. Puoi essere braccato nei boschi, ammanettato e identificato davanti ai tuoi figli. Puoi arrivare camminando lungo la linee ferroviaria, dal paese di Horgòs a quello di Roske, dove ti aspettano i poliziotti per le procedure di identificazione. Sono 8.792 i migranti intercettati alla frontiera, solo fra venerdì e domenica. L’accoglienza umanitaria è pressoché inesistente. Alla stazione Keleti di Budapest ci sono famiglie che attendono da giorni di poter partire, senza cibo e senza cure. Ma non è per questo che stanno protestando. «Germania! Germania!», urlano. Ci sono stati scontri, con lancio di pietre e lacrimogeni anche nel centro di accoglienza di Kishkunhalas. Tutti chiedono la stessa identica cosa: poter proseguire il viaggio verso Nord. «Angela Merkel ha detto che in Germania sono pronti ad accogliere i rifugiati siriani», gridava un ragazzo partito da Aleppo. «Lasciateci andare!». Dopo due giorni di divieto assoluto, nessuna possibilità di accesso ai treni per la Germania, ieri la polizia ungherese ha ceduto.
Quello che è successo rende l’idea della confusione. Il primo treno per Monaco di Baviera, quello delle 11.10, è stato bloccato per diverse ore alla stazione di Hegyeshalom, la città di frontiera con l’Austria: controlli estenuanti, molti ragazzi siriani costretti a scendere. «Il motivo del blocco è il sovraffollamento dei vagoni», hanno spigato le ferrovie austriache. Ma poi il treno è ripartito con il suo carico di passeggeri, molti dei quali erano profughi.
Il secondo treno per la Germania, però, quello delle 13.10, ieri sera era ancora bloccato alla frontiera. «Vogliamo far scendere 400 migranti, per poi farli proseguire su un treno regionale per Vienna», ha detto Roma Haslinger, il portavoce della polizia austriaca. Qualcuno sì, qualcuno no. Ad ogni frontiera, una nuova emergenza.
Sull’autostrada «M1» Budapest-Vienna si sono formate code di oltre 25 chilometri. I controlli alla dogana sono diventati molto severi. Uno scrupolo giustificato ampiamente dalla tragedia del camion con 71 cadaveri a bordo, abbandonato proprio lungo questo tratto di strada. «Faremo controlli per un periodo indeterminato a tutti i più importanti valichi di confine della regione orientale, facendo attenzione a tutti i veicoli che abbiano possibili nascondigli per i trafficanti», ha dichiarato il ministro dell’Interno austriaco Johanna Mikl-Leitner. I risultati sono stati immediati. «Da quando abbiamo cominciato ad applicare le misure concordate con Germania, Ungheria e Slovacchia - ha spiegato il ministro - siamo stati in grado di tirar fuori dai quei veicoli più di 200 rifugiati e di arrestare 5 trafficanti».
La rotta balcanica resta un’emergenza quotidiana. Risalendo il fiume di uomini, donne e bambini, fino al confine fra Grecia e Macedonia, si scopre questo: solo ieri altri 7 mila passaggi. Dall’inizio del 2015 sono arrivati in Europa 310 mila migranti: 110 mila sono passati dall’Italia, tutti gli altri dalla Grecia. Dalle isole, alla terraferma. E poi a piedi, con ogni mezzo e ad ogni costo, verso Nord.