giovedì 17 settembre 2015

La Stampa 17.9.15
Il governo: “Salveremo il carcere di Ventotene”
Dopo la denuncia della Stampa, Franceschini: interveniamo subito coi fondi del ministero contro il crollo
di Jacopo Iacoboni


Il governo si muove. Il ministero dei beni culturali stanzierà dei soldi, subito, per evitare crolli. E subito dopo attiverà una procedura di recupero e restauro vera. Ma andiamo con ordine.
Dopo l’articolo della Stampa sul carcere borbonico di Santo Stefano - davanti all’isola di Ventotene - monumento storico della prigionia di grandi antifascisti italiani, che rischia di crollare a pezzi nell’incuria e nel degrado, Dario Franceschini ha avviato due passi importanti, che prima non s’erano mai fatti e meritano di essere riferiti. La Stampa è venuta a conoscenza d una lettera, scritta dal ministro dei beni culturali e indirizzata al direttore dell’Agenzia del Demanio, Roberto Reggi, al sindaco di Roma, Ignazio Marino, al governatore Nicola Zingaretti. Franceschini chiede un incontro per far partire un tavolo tecnico al ministero, giovedì 29. Ma c’è di più: spiega loro di essere pronto a stanziare da subito i soldi per scongiurare al più presto il rischio di crollo.
Quando gli chiediamo conferma di questa notizia ci spiega: «Conoscevamo bene la storia del carcere e del suo stato, ma nessuno finora era riuscito a fare niente di operativo, questo bisogna ammetterlo con franchezza. Ora vogliamo intervenire davvero. La prima cosa che facciamo subito, con i fondi ordinari del mio ministero, è intervenire per evitare che crolli, e per mettere in sicurezza tutta l’area. Poi naturalmente si pongono altri due problemi, e qui i fondi dei Beni culturali non bastano più. Il primo problema è come reperire le risorse: noi abbiamo aperto una procedura perché il carcere, che è patrimonio nazionale e patrimonio artistico riconosciuto dall’Unione europea, sia inserito nel programma dei Fondi di sviluppo dell’Unione europea». Ci mancherebbe, gli osserviamo, che il carcere dove furono detenuti tra gli altri Sandro Pertini e Umberto Terracini, e dove fu “suicidato” l’anarchico Gaetano Bresci, davanti all’isola dove fu confinato Altiero Spinelli, non sia percepito in Europa come un problema fondante della nostra identità culturale e anche politica.
Sull’isola fanno una stima sommaria del costo complessivo degli interventi intorno ai 35-40 milioni, ma Franceschini non dà cifre. Si procederà passo passo. «C’è il problema, come raccontavate, che i terreni intorno sono di proprietà di un privato, che non pare tanto orientato a vendere, o almeno così ci ha detto il sindaco dell’isola. Ma è un problema secondario, col privato si tratta, per un acquisto, una servitù di passaggio, o al limite si espropria». Il secondo problema è il piano complessivo: «Decidere la destinazione del carcere. Una destinazione turistica è assai improbabile, non è luogo dove si possa fare un albergo, o cose del genere. Ma noi vogliamo restaurare e recuperare comunque, per il valore enorme del bene in sé: e per far questo il passo successivo sarebbe cercare di attrarre anche capitali privati».
Il Demanio non sarebbe neanche contrario a conferire la proprietà del carcere ai Beni culturali, ma il punto - di chiunque sia la proprietà - è non far morire o cadere a pezzi il monumento. Per questo la tempistica a tre passaggi indicata dai Beni Culturali è abbastanza chiara. Noi naturalmente la verificheremo nel tempo. Sia Marino sia Zingaretti hanno promesso appoggio; Zingaretti durante l’assemblea del Pd aveva scritto un sms al ministro interessandolo anche lui a Ventotene. Il posto dove siamo nati, se non possiamo non dirci europei mentre mezzo mondo strepita di no euro.