Il Sole 4.9.15
Cina-Russia
La santa alleanza tra Xi e Putin
di Rita Fatiguso
La stretta di mano tra il presidente cinese e quello russo è stata accompagnata da un boato della folla, in piazza Tienanmen, a suggellare un’alleanza sempre più strategica.
Il boato della Tian’anmen suggella la stretta di mano tra Vladimir Putin e Xi Jinping, l’immagine rimbalza dallo schermo gigante e consacra urbi et orbi la santa alleanza strategica tra Cina e Russia.
Sodalizio in altri tempi impensabile, oggi realtà consolidata che nasce dal bisogno dei due Paesi di far fronte comune, a seconda delle circostanze, con tecniche adattabili ai singoli casi concreti.
Due uomini forti con problemi simili, che dalla Tien’anmen lanciano un messaggio al resto del mondo: attenzione, la Russia non è isolata né isolabile all’infinito mentre, dalla visuale cinese, è chiaro il segnale agli Stati Uniti, non sono loro gli unici a far girare il mondo. Xi Jinping a fine mese sarà in visita ufficiale a New York, vedrà il presidente Barack Obama, parlerà all’Onu. La parata è sotto gli occhi del pianeta. Più chiari di così.
Proprio l’asse tra Xi e Putin è dunque l’elemento che balza con grande evidenza da questa kermesse organizzata nei minimi dettagli tenendo a bada, anche se a fatica, la tensione palpabile.
Perché la sfilata di Tien’anmen è un evento che ufficializza quello che già si sapeva, la Cina dà prova di forza e invulnerabilità sia nelle alleanze politiche sia nella dotazione bellica per mantenere, classicamente, la pace preparando la guerra. Garantendosi uno spazio di controllo nel mondo. Mostrando cosa è capace di fare in un settore in cui era rimasta indietro. Invece il Paese ha fatto passi da gigante nella dotazione bellica, ha investito tanto (anche se come un disco rotto ha continuato a stigmatizzare la crescita della spesa della difesa dei vicini giapponesi), lo si sapeva soprattutto da fonti varie, specie telematiche, ma ieri lo si è visto dal vivo. Niente rapporti confidenziali, rilevazioni satellitari o rapporti circolati via Internet.
La Cina ha investito nei sistemi missilistici balistici e da crociera, quelli che potrebbero fare la differenza nel caso malaugurato di un’invasione di Taiwan o di una crisi intorno alle isole contestate, tra cui le Senkaku o Diaoyu. I mezzi devono essere talmente efficienti da controbilanciare l’intervento di altre forze in campo.
Infatti ieri la Cina ha sfoderato un arsenale che è già all’esame degli esperti militari, hanno sfilato decine di DF Dongfeng, missili a corto raggio nucleari, ma non solo. Sono stati mostrati anche droni di ogni misura e foggia. Strumenti che potrebbero garantire alla Cina un vantaggio competitivo rispetto agli Usa nell’area dell’Asia pacifico alla quale la Cina tiene molto.
Per non parlare di altre dotazioni che non si possono mostrare in una parata, evidentemente, e di cui certo non si fa mistero.
Sappiamo che la Cina ha varato la sua prima portaerei, la Liaoning, e che anche i vettori caccia in un’eventuale conflitto in mare potrebbero fare la differenza. Questi caccia la Cina, adesso, li ha.
Quindi, ma non è la prima né l’ultima volta, che proprio in occasione di una festa dedicata alla pace raggiunta decenni fa dal mondo che una superpotenza chiama a raccolta soldati che marciano all’unisono, fa sfilare tank e missili con testate nucleari. Per la Cina moderna, tuttavia, questa sfilata ha il senso di un debutto assoluto, di un’occasione storica. Staremo a vedere.