Il Sole 2.9.15
Quel solco tra vecchia e nuova Europa
I Paesi dell’Est, economicamente più deboli, non intendono accettare la redistribuzione voluta dagli Stati storici
di Beda Romano
BRUXELLES Le difficoltà alle frontiere orientali dell’Europa, con l’arrivo di migliaia di migranti in vari Paesi della regione, stanno provocando nuovi contrasti tra i Ventotto. Ancora una volta - come nel caso dello sconquasso finanziario greco e della crisi politica ucraina - la spaccatura è grosso modo tra Est e Ovest, al netto della posizione inglese vicina a quella dell’Ungheria, della Slovacchia o dei Paesi baltici. Giocano differenze politiche, divergenze economiche, sensibilità sociali.
All’inizio di questa settimana a Berlino, la cancelliera Angela Merkel ha criticato chiaramente i Paesi dell’Est che si sono rifiutati nei mesi scorsi di accettare una redistribuzione vincolante dei rifugiati in arrivo in Grecia e in Italia, e che tuttora criticano qualsiasi forma di quote di profughi da redistribuire in tutta l’Unione: «Non è accettabile – ha detto la signora Merkel in una conferenza stampa – che alcuni Paesi non vogliano partecipare a forme di ricollocamento».
Ancora in questi ultimi giorni, i dirigenti slovacchi, cechi e ungheresi hanno confermato che non intendono partecipare a redistribuzioni vincolanti, proprio mentre la Commissione europea sta lavorando a un progetto di legge, con l’appoggio di Germania, Francia e Italia, pur di introdurre maggiore solidarietà nella politica europea dell’asilo. Alla fine della settimana, i dirigenti di Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca dovrebbero riunirsi per far fronte comune su questi temi.
La situazione a Est è peggiorata in questi mesi, probabilmente dopo che il crescente controllo internazionale nel Mediterraneo ha ridotto il passaggio dei migranti tra il Nord Africa e l’Italia. Molti hanno deciso di passare dalla Turchia. Nel solo mese di agosto, 50mila persone sono arrivate clandestinamente in Ungheria. Nei primi sei mesi dell’anno, circa 100mila profughi sono giunti nei Paesi dell’Unione provenienti dal Medio Oriente e dai Balcani. Erano stati appena ottomila nello stesso periodo del 2014.
Nell’opporsi a una redistribuzione obbligatoria dei migranti molti dirigenti dell’Europa dell’Est notano le differenze economiche con l’Ovest. Si chiedono perché accettare migranti quando le loro economie nazionali sono meno ricche dei quelle dei loro partner occidentali. Lo stesso ragionamento hanno fatto nel salvataggio greco. «C’è di più – spiega Sergio Carrera, ricercatore del Center for European Policy Studies a Bruxelles –. Si sentono cittadini di seconda categoria in Europa».
Non solo Romania e Bulgaria non sono ancora state ammesse nello Spazio Schengen, ma in alcuni Paesi, come in Gran Bretagna, i cittadini dell’Est sono osteggiati, accusati di emigrare solo per ottenere aiuti sociali. «In questo contesto – prosegue Carrera – la solidarietà con gli altri Paesi membri, soprattutto quelli più ricchi, non è considerata un obbligo». In molti Stati, soprattutto quelli più nazionalisti, gli elettori non capiscono un eventuale impegno alla redistribuzione dei migranti.
Molti Paesi dell’Est devono poi fare i conti già oggi con minoranze poco integrate, spesso osteggiate dalla maggioranza della popolazione. Secondo il Consiglio d’Europa, i rom sono 200mila nella Repubblica Ceca, 490mila in Slovacchia, 750mila in Ungheria e in Bulgaria, 1,8 milioni in Romania. Nei Baltici, la minoranza più importante è quella russa. In Paesi poco abituati a gestire l’immigrazione, l’arrivo di siriani e afghani preoccupa l’elettorato locale e quindi la classe politica nazionale.
A Bruxelles, il timore è che la crisi di queste settimane stia facendo riemergere surrettiziamente le frontiere nello Spazio Schengen. A conferma del clima difficile, ieri in un commento Die Welt suggeriva alla signora Merkel di congelare gli investimenti pubblici nell’Europa dell’Est pur di convincere i Paesi della regione ad accettare di offrire maggiore solidarietà. In questo contesto, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker incontrerà domani il premier ungherese Viktor Orbán.
Quest’ultimo ha deciso prima della pausa estiva di erigere un controverso muro alla frontiera del suo Paese con la Serbia. Oggi Budapest sta facilitando l’arrivo in Germania di migranti giunti sul suo territorio, in un botta e risposta, indicativo del pessimo clima europeo. L’Ungheria giustifica la decisione per la scelta di Berlino di sospendere le regole di Dublino, che prevedono la richiesta di asilo nel Paese di primo sbarco. L’iniziativa, secondo Budapest, ha incitato l’arrivo di nuovi immigrati in Europa.