mercoledì 16 settembre 2015

il manifesto 16.9.15
L'assemblea degli insegnanti ieri a Firenze
La maxi assemblea blocca le scuole nella patria di Renzi
La protesta. Firenze, in quattromila contro la riforma dell'istruzione. "No ai tagli e al super preside"
di Riccardo Chiari


FIRENZE Già alle otto e mezzo dentro l’Obihall, erede evoluto del vecchio teatro tenda fiorentino, non si entra più. Un’ora dopo dalle finestre della Rai, proprio davanti la struttura polivalente lungo l’Arno, si potrebbero filmare le centinaia e centinaia di insegnanti che seguono l’assemblea grazie agli altoparlanti esterni. Buona la prima per i prof e il personale Ata che dalla provincia di Firenze sono venuti a contestare la “buona scuola” renziana, nel giorno di apertura delle aule toscane, e a studiare le contromosse.
A essere criticati sono i nuovi poteri del preside, il comitato di valutazione che rischia di minacciare la libertà di insegnamento, il pluralismo. E ancora i tagli al numero di bidelli e segretari, e la situazione dei tanti insegnanti precari esclusi dal sistema di assunzioni. Dentro e fuori l’Obihall sono circa in quattromila, e altre assemblee sindacali si svolgono a Livorno e a Lucca. Risultato: per una buona metà del mezzo milione di studenti toscani il ritorno in classe è rinviato di un giorno, mentre tanti altri entrano in classe solo ad assemblee concluse.
Gira voce che quasi nessun preside abbia aderito all’assemblea. La Cisl scuola però smentisce, e segnala che anche i dirigenti scolastici non sono soddisfatti della riforma. Per certo Paola Pisano, segretaria fiorentina della Flc Cgil, è soddisfatta e tira le somme della giornata: «Non avevamo intenzione di provocare un disagio, il nostro scopo era confrontarci e soprattutto dare risposte ai lavoratori. Abbiamo discusso, e stiamo dando indicazioni per arginare i danni di questa legge. Ora il lavoro si trasferisce negli istituti. Stiamo proponendo delle delibere e, nei fatti, un accordo. Vogliamo neutralizzare il troppo potere dato ai dirigenti scolastici, che in fondo non piace neanche a loro, e vogliamo creare una comunità educante che riesca a condividere le scelte».
Quando le viene fatto notare che sui media la stella del giorno è Agnese Landini in Renzi, che tallonata da fotografi e telecamere è entrata nella scuola superiore di Pontassieve dove insegnerà da supplente, Paola Pisano non si scompone. Se la prende con i sindaci, che pur invitati ad ascoltare hanno disertato l’assemblea, e criticano alzo zero l’iniziativa: «Chiediamo coerenza, visto che cinque anni fa le istituzioni erano accanto a noi nel contrasto contro la riforma Gelmini, e visto che oggi non criticano tanto il merito quanto il metodo. Lo strumento dell’assemblea sindacale però è lo stesso di allora».
Anche le falangi renziane ce l’hanno con i sindacati. «Ma sarebbe stato sufficiente ascoltare gli interventi all’Obihall — replica Alessia Petraglia di Sel — per capire che nessuno sta protestando contro le assunzioni previste, ma contro un’idea di scuola estranea alla nostra Costituzione. Un’idea che mortifica e penalizza chi ci lavora, e che non dà certezze sul futuro ad altre migliaia di precari rimasti fuori dalla riforma. Poi è tempo di smetterla di sbandierare come straordinarie delle assunzioni che non sono una graziosa concessione ma una necessità per la scuola. Ci venga detto piuttosto che cosa ne sarà dei docenti Tfa, Pas e di terza fascia, cui nessuno sta dando risposte. Si affrontino i problemi veri, invece di cedere alla demagogia più becera pur di dimostrare fedeltà al re».