sabato 12 settembre 2015

il manifesto 12.9.15
Nuovo sondaggio: Syriza al 28% Nd al 23,5. Unità popolare al 2,5
Grecia. Alleanze post voto: possibile collaborazione con i socialisti
di Teodoro Andreadis Synghellakis


Un nuovo sondaggio di Efimerìda ton Syntaktòn (Quotidiano dei Redattori) di Atene, permette a Syriza di prendere una boccata di ossigeno.
Secondo i risultati dell’indagine demoscopica condotta dalla società Pro Rata, la Coalizione della Sinistra Radicale greca si aggiudica il 28,5% delle intenzioni di voto, mentre il centrodestra di Nuova Democrazia non supera il 23,5%.
Una differenza di cinque punti percentuali che non si era mai registrata nelle ultime due settimane. Per quel che riguarda gli altri partiti, i neonazisti di Alba Dorata sono stimati al 6,5%, mentre i socialisti del Pasok e i comunisti ortodossi del Kke sono entrambi al 4,5%.
I centristi del Fiume, secondo il sondaggio si attestano sul 4%, la rediviva Unione di Centro al 3,5%, mentre i conservatori dei Greci Indipendenti (ex alleati di Tsipras nel governo) ed Unità Popolare– creata dai fuoriusciti di Syriza– vengono dati entrambi al 2,5%.
Al momento, quindi, non supererebbero la percentuale di voti necessaria per entrare in parlamento, che è del 3%.
Secondo lo stesso sondaggio, il 37% del campione ritiene che Alexis Tsipras sia il politico più adatto a governare il paese, mentre il presidente di Nuova Democrazia, Vanghelis Meimarakis, segue a grande distanza, con il 25%.
Un aspetto da non sottovalutare, tuttavia, è che alla domanda «che tipo di governo vorreste dopo le elezoni», il 23% dei partecipanti al sondaggio ha risposto «una vasta coalizione formata da Syriza, Nuova Democrazia, il Pasok e il Fiume», il 18% «un governo monocolore di Syriza», il 10% sceglie un’alleanza tra Syriza e i conservatori, e l’8% «una riedizione dell’esecutivo nato lo scorso gennaio con la collaborazione della Coalizione della Sinistra Radicale con i Greci Indipendenti».
Secondo molti osservatori, questi ultimi dati mostrano sicuramente una certa stanchezza e sfiducia del corpo elettorale, ma confermano anche che il messaggio arrivato sinora agli elettori dai diversi partiti — e in particolar modo dalla sinistra– non è stato abbastanza forte, preciso, e capace di distinguersi dalla restante «offerta politica».
Un elemento che potrebbe giocare, tuttavia, a favore di Syriza, è costituito dal fatto che secondo il sondaggio pubblicato da Efimerida ton Syndakton, sino ad ora il partito di Alexis Tsipras è riuscito a mobilitare solo il 64% del suo bacino elettorale, mentre Nuova Democrazia è all’83%. La sinistra radicale greca, quindi, ha ancora un margine importante per far crescere la propria percentuale, in vista delle elezioni del 20 settembre.
Dal punto di vista della strategia politica, ovviamente, non si può non sottolineare che una eventuale creazione di un governo di grande coalizione, potrebbe penalizzare principalmente, proprio Syriza.
Continua a essere l’unico grande partito che si pone a favore della permanenza nell’Eurozona, chiedendo, tuttavia, degli sforzi continui per riuscire a cambiarne la rotta. Con un esecutivo, quindi, in cui i ministri del partito di Tsipras si trovassero a coabitare con quelli del Pasok, ma soprattutto con esponenti del centrodestra, penalizzerebbe ed indebolirebbe tutti gli sforzi tesi ad un reale cambiamento. Non solo per quel che riguarda il superamento dell’austerità in Europa, ma anche per la lotta contro la corruzione e lo stato clientelare sul fronte interno.
Bisognerà vedere, ovviamente, quali saranno gli equilibri ed il quadro generale del risultato elettorale.
Syriza si dovrebbe aggiudicare il bonus dei 50 seggi riservato al primo partito, ma molto dipenderà anche da quante forze politiche riusciranno ad entrare, alla fine, nella Boulì, il parlamento di Atene. Meno saranno, e più il partito di Tsipras –se, come sembra, vincerà la sfida con la destra-si avvicinerà alla maggioranza assoluta.
Quanto alle alleanze post –voto, rimane sempre in piedi la possibilità di una collaborazione con i socialisti, anche se Evànghelos Venizèlos, loro ex presidente e numero due del governo Samaràs, ancora non perdona, a Syriza, di essere riuscito a «sottrargli» la stragrande maggioranza dell’elettorato progressista.