giovedì 24 settembre 2015

Il Fatto 23.9.15
“Renzi ha partecipato al golpe Ora faccio la sinistra europea”
Ho lasciato Syriza, Tsipras è saggio ma temo che il suo nuovo governo
sia costretto a ripetere errori imposti da altri
di Yanis Vaeoufakis


Il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, si è rallegrato di essersi “liberato di me”, interpretando la mia uscita di scena come un segno che gli apostati (cioè a dire quanti dividono i loro partiti) vengono gettati a mare. La sua è una motivata illusione. Lo scorso luglio “loro” si “sono liberati” di qualcosa molto più importante di me, si sono liberati della loro stessa integrità. Ma Renzi mi dipinge come un apostata che ha abbandonato Syriza e ora si trova nel deserto politico. La verità è portatrice di maggiori spunti di riflessione. A differenza di molti miei compagni, sono rimasto fedele alla piattaforma di Syriza con la quale il 25 gennaio scorso siamo stati eletti in quanto partito unito e capace di suscitare speranza nei greci e nei popoli europei. Speranza di cosa? Speranza che avesse definitivamente fine il tira e molla dei prestiti di bailout che sono costati caro all’Europa e che hanno condannato la Grecia a una depressione permanente e hanno anticipato politiche fallimentari nel resto del continente.
COSA È ACCADUTO? Con estrema durezza da parte dei leader europei, compreso Matteo Renzi (che si è rifiutato di discutere in maniera ragionevole le proposte della Grecia) il mio primo ministro, Alexis Tsipras, il 12 e 13 luglio ha dovuto subire un insopportabile bullismo, autentici ricatti e pressioni inumane. Matteo Renzi ha svolto un ruolo centrale nel contribuire a piegare Tsipras con la tattica del poliziotto buono che ti si avvicina e ti dice “se non cedi, ti distruggono. Ti prego, accetta le loro proposte”. Alexis e io ci siamo divisi sull’ipotesi che si potesse trattare o meno di un bluff e, in ogni caso, sul nostro diritto morale e politico di firmare l’ennesimo accordo non percorribile consegnando le chiavi di ciò che resta dello Stato greco a una troika spietata. Questa è stata, ed è tuttora, la divergenza tra Alexis e me. A seguito della divergenza, Alexis ha imposto una conversione a U alla politica di Syriza in ordine al tira e molla dei prestiti (accettandoli per la prima volta nella storia di Syriza come un male necessario) e, di conseguenza, molti esponenti del partito hanno deciso che non potevano seguirlo su questa strada. E a uscire dal partito non è stata solamente la corrente di Unità popolare. Sono state anche persone come Tasos Koronakis, segretario del partito, io e molti altri che non hanno mai condiviso il programma politico di Unità popolare. Non eravamo apostati – solo compagni che rifiutavano l’idea che Syriza diventasse il nuovo Pasok, il partito socialista, che non volevano entrare nei ranghi degli scissionisti come Unità popolare e hanno preferito non partecipare a queste tristi elezioni parlamentari che non potevano–e così è stato, dare vita a un Parlamento in grado di attuare un realizzabile programma di riforme in Grecia. Ma Tspiras non è come Renzi. Alexis è saggio. Quello a cui deve stare attento sono gli insidiosi processi che possono portare a una trasformazione quando si consentono politiche non fattibili, volute da burocrati senza volto di Bruxelles e Francoforte, con l’unico obiettivo di mantenere la loro autorità.
A PROPOSITO di Renzi. Ho un messaggio il premier italiano: può rallegrarsi quanto vuole del fatto che non sono più ministro delle Finanze e che non faccio parte del Parlamento. Ma lei non si è liberato di me. Sotto il profilo politico sono vivo e vegeto come mi ricorda la gente in Italia quando cammino per le strade del vostro bel Paese. Partecipando lo scorso luglio all’ignobile golpe contro Alexis Tsipras e la democrazia greca, si è liberato della sua integrità di democratico europeo. E forse anche della sua anima. Per fortuna la cosa non è irreversibile. Ma deve porre mano a profondi cambiamenti. Non vedo l’ora di vederla rientrare nei ranghi dei democratici europei.
Il problema delle richieste della cancelliera Merkel è che non sono implementabili.
Questo è un paradosso che, di nuovo, Matteo Renzi conosce molto bene: i governi di Italia, Francia, Grecia e non solo sono forzati a scontrarsi o contro le “volontà” stabilite o con... la realtà. E da quando la realtà è spietata, il risultato è una crisi irrisolvibile. Temo che il nuovo governo greco non possa che continuare con l’auto-alimentata crisi del debito. E questo non perché Tsipras lo voglia, ma perché quando sei obbligato a seguire le stesse ricette finirai con gli stessi risultati, indipendentemente dai tuoi desideri.
HO IMPARATO una cosa quest’anno, abbiamo bisogno di un movimento paneuropeo per democratizzare l’eurozona. I nostri partiti nazionali non possono farlo né attraverso la politica nazionale, né con deboli alleanze al livello del Parlamento europeo. Abbiamo bisogno di una rete paneuropea con un obiettivo semplice: democratizzare l’euro! Questo è quello di cui ha disperato bisogno l’Europa oggi. A questo sto lavorando assieme a molti altri in tutta Europa. Quindi sì, continuerò a far politica in Grecia e in Europa.
(a cura di Carlo A. Biscotto e Cosimo Caridi)