Il Fatto 10.9.15
La beata Angela i rifugiati e la santità per Flaubert
di Marco Palombi
La santità, ce lo ha assicurato con la potenza dell’arte Gustave Flaubert, ha qualche parentela con la stupidità. Nel processo spontaneo di beatificazione di Angela Merkel, nostra signora dei rifugiati e protettrice degli afflitti, i veri santi siamo dunque noi spettatori, abbagliati dalla luce celestiale che avvolge in pubblico la Cancelliera, che siede ormai tra Gandhi e Gesù nella lista dei personaggi più buoni di tutti i tempi.
L’accoglienza dei profughi – per chi scrive e, non secondariamente, per le Costituzioni europee compresa la nostra – è un dovere, ma qui qualcosa non torna.
Prima di essere folgorata (lettealmente) sulla via di Damasco, a metà luglio, Santa Angela spiegava a una pargola palestinese in lacrime che “non possiamo accogliere tutti”. Ad agosto, il suo ministro dell’Interno, Thomas de Maizière, faceva sapere che “nel 2015 rifugiati e richiedenti asilo in Germania saranno 800 mila” contro i 500 mila stimati. Al netto dei circa 230 mila rifugiati già presenti a fine 2014, insomma, si tratta di oltre mezzo milione di persone in più. Se ne deduce che la generosa offerta alla Ue della Beata Angela (“accoglieremo 500 mila profughi”) è leggermente inferiore a quanto il governo tedesco si aspettava di dover fare comunque. Lo stanziamento previsto era di 5 miliardi, ora saliti a 6. Fare quel che la legge, la Storia e gli errori dell’Europa in Medioriente ti obbligano a fare e venire beatificato spiega certo la bravura della Merkel. Ma ancor più la santità di tutti noi.