Corriere Salute 13.9.15
Salute mentale sempre più fragile
di Claudio Mencacci
L’articolo 34 della Legge 833 del ’78 fa riferimento all’articolo 32 della Costituzione in cui è sancita la liceità di curare la salute di un cittadino contro la sua volontà se affetto da malattia mentale o in alcune situazioni anche somatiche. Il tragico episodio accaduto di recente a Torino, nel lasciare sgomenti, apre lo spazio per una riflessione profonda sui problemi di salute mentale in costante crescita nel nostro Paese.
Il Trattamento sanitario obbligatorio (Tso) psichiatrico è una procedura estrema che deve essere rigorosamente circoscritta in caso di effettiva urgenza sanitaria, non in risposta a un mero allarme sociale; esso deve essere motivato solo dalla presenza di affezioni morbose psichiche o fisiche che rechino nocumento alla salute del singolo e della collettività. L’esecuzione del Tso, sovente sollecitato dai familiari o da terzi (in oltre il 70% dei casi) è oggetto di precise disposizioni e procedimenti che necessitano di due specifiche richieste scritte da parte di medici (di cui uno del Servizio sanitario) , non necessariamente psichiatri, di un’ordinanza del Sindaco e di una convalida da parte del giudice tutelare, che nel 5% circa dei casi non viene concessa. È una pratica esercitata a tutela della salute di una persona in condizione di urgenza sanitaria psichica in cui vengono rifiutante cure indispensabili senza consapevolezza di malattia.
L’assenza di consapevolezza di malattia, il rifiuto e la mancata aderenza alle cure oggi vengono considerate sempre più un sintomo di deficit cognitivo (Insight /impairment cognition) che soprattutto nei giovani ai primi episodi peggiora molto gli esiti clinici.
In Italia i ricoveri ospedalieri psichiatrici negli ultimi anni si sono ridotti del 20% così come si sono ridotti i Tso ( Milano -30%):
la rete psichiatrica, preposta alla tutela dei più deboli e fragili, se pur in affanno per carenze di personale (malgrado la crescita esponenziale dei pazienti), garantisce la continuità delle cure sviluppando protocolli diagnostico-terapeutici per tutte le patologie psichiche, in un’ottica di omogeneità e di efficacia.
È indubbio che l’umanità e la preparazione di tutti gli operatori coinvolti nella gestione di persone con disturbi mentali severi, devono essere altissime. Ma attenzione a non demonizzare questo problema, riportando la salute mentale nell’ambito dello stigma da cui faticosamente sta riemergendo per avvicinare i pazienti alle cure e ai progressi terapeutici frutto della ricerca e della pratica clinica.
*Direttore Neuroscienze Fatebenefratelli, Milano