lunedì 7 settembre 2015

Corriere 7.9.15
Ritorno a scuola
Gli insegnanti da collocare e i supplenti, gli edifici da ristrutturare e i fondi
Nuovi presidi, formazione, più digitale
Viaggio tra novità e nodi da sciogliere nel giorno in cui ricominciano le lezioni
di Valentina Santarpia


Edifici da ristrutturare, insegnanti da collocare, materie da valorizzare, orari da riprogrammare: il vero cantiere Italia è nella scuola, che apre ufficialmente oggi i battenti del nuovo anno scolastico. Gli studenti della provincia di Bolzano saranno i primi a tornare, oggi, sui banchi, seguiti da quelli del Molise (mercoledì) e dai colleghi della provincia di Trento (giovedì). Gli ultimi, il 16, in Puglia e Veneto. In molte classi i problemi sono quelli di sempre: come il caro-libri, che per il Codacons è arrivato a 1.100 euro a studente, e il bullismo, che secondo uno studio Coldiretti/Ixé preoccupa il 45% delle famiglie. Ma molte altre dovranno affrontare le novità della riforma, tra minacce di boicottaggi e procedure da applicare. Con il rischio che proprio il primo giorno di scuola scoppi il caos: i sindacati hanno già organizzato assemblee locali all’inizio della giornata, con il paradosso di Firenze, dove la riunione durerà 4 ore, facendo slittare probabilmente al giorno dopo il suono della campanella.
Le supplenze
Saranno almeno 50 mila i supplenti in cattedra quest’anno: altro che fine della s upplentite , come aveva assicurato il governo. Il maxi piano di assunzioni, almeno per adesso, non produrrà gli effetti sperati. Il ministero dell’Istruzione (Miur) ha dato la possibilità ai professori di scegliere entro l’8 settembre una cattedra di una supplenza di un anno piuttosto che rischiare un trasferimento coatto.
E così migliaia di docenti, sia quelli assunti nella prima fase che nella seconda che sta per concludersi, si sono orientati per quest’opzione. Tanto più che l’anno prossimo sarà un anno di mobilità straordinaria, in cui tutti i prof potranno chiedere di essere trasferiti: e c’è da giurare che lo faranno i settemila che saranno costretti a emigrare per avere una cattedra a tempo indeterminato. Con il risultato che molte classi avranno insegnanti «provvisori». In barba alla continuità didattica promessa con l’assunzione complessiva di 102 mila insegnanti.
Proteste e mobilitazione
C’è il vademecum, e c’è anche il controvademecum. I sindacati hanno diramato una serie di indicazioni perché le nuove procedure della Buona scuola vengano boicottate da insegnanti e dirigenti. «Non vogliamo fare guerra a una legge dello Stato — sottolinea Francesco Scrima, Cisl — ma non alziamo bandiera bianca». E così il rischio è che le decisioni più importanti, come quelle legate al piano dell’offerta formativa, rimangano impantanate nei consigli dei docenti. È per questo che l’associazione Dirigenti scuola Confedir ha preparato un controvademecum per riuscire a togliere i presidi-manager (o presidi sceriffi, come li hanno ribattezzati gli anti-riforma) dal guado, evitando sanzioni e barcamenandosi per applicare comunque la legge. Che resta sotto la scure del referendum abrogativo: la raccolta firme è partita.
Digitale sul filo
Mentre esiste un’app per tutto, 2 studenti su 3 dicono di non averne mai usata una durante le lezioni. Solo il 29% dei ragazzi l’ha fatto. Appena il 4% dei ragazzi adopera insieme ai prof questo materiale con regolarità. È l’esito di un sondaggio di Skuola.net su 4 mila studenti: il campione non è indicativo, ma è vero che la strategia digitale del governo è cambiata. Dagli investimenti per gli strumenti digitali si è passati a quelli nelle reti wi-fi. Si punta sull’innovazione delle reti, con 90 milioni quest’anno e 30 l’anno prossimo, sulla piattaforma code.org , e sulle figure dei digital makers , prof esperti che dovranno «contagiare» i docenti più anziani e meno preparati. Il neo di questi propositi è che l’autonomia scolastica gioca un ruolo fondamentale: laddove non ci sono spinte interne verso il digitale, si rischia l’isolamento.
Il caso professori
L’organico dell’autonomia potrebbe giocare un ruolo interessante: tra i 55 mila professori che entro novembre dovrebbero essere assunti per l’organico funzionale potrebbero esserci anche tanti innovatori digitali. Ma il ruolo di integrazione che questi prof potranno avere nelle scuole è tuttora oscuro: alcuni dirigenti hanno già ben chiare le esigenze delle proprie classi e stanno, da bravi manager, organizzando progetti integrativi ad esempio per rinforzare l’italiano degli stranieri oppure aiutare un gruppo di studenti più lento in matematica o organizzare un gruppo sportivo.
Ma molti altri non hanno idea di cosa chiedere e, oberati dalle incombenze amministrative, finiranno per farsi assegnare quella quota di prof in più — da due a sette — per coprire i buchi di ore o evitare il ricorso a brevi supplenze. Un’eventualità che potrebbe svilire gli obiettivi dell’organico funzionale.
Per gli studenti
Più arte, musica, lingue, sport, diritto, economia, competenze digitali, educazione alla cittadinanza. E più stage — con 100 milioni all’anno per realizzarli — con l’alternanza scuola-lavoro. Ma anche scuole più sicure, con 40 milioni stanziati per i controlli a tappeto sui controsoffitti, 200 milioni per i mutui agevolati per la costruzione e la ristrutturazione delle scuole, 300 milioni sbloccati per la costruzione di strutture alternative. I propositi della riforma sono tanti per agevolare gli studenti. Ma gli interventi, spesso rallentati dalla burocrazia, fanno fatica ad essere realizzati.