lunedì 28 settembre 2015

Corriere 28.9.15
Il presidente di Confcommercio Sangalli:
«Attenzione alla fiducia, per tante famiglie e imprese la ripresa non è ancora arrivata»
intervista di Antonella Baccaro


ROMA «La ripresa c’è e i segnali sono chiari». Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, è ottimista ma non elude le domande sulle conseguenze del caso Volkswagen sui consumi che proprio ora stanno ripartendo.
Ci saranno effetti?
«È sbagliato escluderlo: la Volkswagen è il top di gamma della innovazione, dell’affidabilità e di molto altro. Un certo effetto sulla fiducia dei consumatori può esserci».
A meno che?
«La multinazionale deve chiarire bene i termini della questione. I consumatori hanno bisogno di capire che, risolto il pasticcio, possono tornare ad acquistare. Il rischio è che si geli il pilastro della nostra ripresa: i consumi di beni durevoli».
C’è una ripresa?
«Il nostro Indicatore dei consumi a luglio ha registrato un aumento del 2,1% rispetto a un anno prima. Ma c’è anche la fiducia di famiglie e imprese ai massimi e il buon andamento del mercato del lavoro e della produzione industriale».
Il governo ha rivisto le proprie stime di crescita.
«Sì, ma la prudenza è d’obbligo per tre motivi. Il primo: la crescita non è ancora solida né diffusa. Molte famiglie e piccole imprese non l’hanno ancora toccata con mano. La perdita di ricchezza in questi anni è stata pesante - i consumi sono tornati sui livelli del 1998 e comunque, rispetto al picco del 2007, abbiamo perso mediamente più di 2.100 euro a testa – e questo ci fa capire la gravità della crisi che abbiamo sofferto e con quanta intensità dobbiamo crescere ora».
Il secondo motivo?
«Le imprese dei nostri settori continuano a soffrire: nei primi sei mesi del 2015 hanno chiuso 35 mila attività commerciali al dettaglio, che vanno ad aggiungersi alle oltre 64 mila che hanno abbassato definitivamente la saracinesca nel 2014, e più di 16 mila tra ristoranti e alberghi. Il terzo motivo riguarda il Sud».
Che vive un gap costante.
«A fronte di un Nord trainato dalle esportazioni e che ha beneficiato dell’effetto Expo, e di una crescita delle regioni centrali, grazie all’espansione dei servizi, il Sud è rimasto indietro. La nostra previsione di +1,1% di Pil per il 2015 è, infatti, sintesi di un +1,5% del Centro-Nord e di un arretramento dello 0,5% del Mezzogiorno».
Qualche segnale positivo?
«L’occupazione in crescita da quattro trimestri consecutivi, anche se non si può ignorare che, rispetto al 2012, il Nord ha perso 26 mila occupati, il Sud, 250 mila unità».
Quale impegno chiede al governo?
«Di trasformare la ripresa in una crescita vera, robusta e duratura tagliando la spesa pubblica improduttiva e abbassando le tasse, a partire da una riduzione generalizzata delle aliquote Irpef già in questa legge di Stabilità».
Critica il taglio della Tasi?
«No, ma ci piacerebbe “seppellire” anche l’Imu sugli immobili strumentali delle imprese, compresi negozi e alberghi, prevedendone la totale deducibilità».